dell'Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria
MARIA ELISABETTA HESSELBLAD
Religiosa
Fondatrice dell'Ordine
del Santissimo Salvatore di Santa Brigida
II
CELEBRAZIONE EUCARISTICA
CON IL RITO DELLA CANONIZZAZIONE
RITUS INITIALES
CANTICO DELLE CREATURE - página 21
Antiphona ad introitum - página 25
La schola e l'assemblea: Cf. Ps. 26, 1-2 - página 25
VENI, CREATOR SPIRITUS - página 27
Petitio - página 31
Litaniæ Sanctorum
Canonizationis formula - página 41
Il Santo Padre:
IUBILATE DEO - página 43
Ps 32, 1.3. 18-19, 21-22
Il Cardinale Prefetto, con i Postulatori, ringrazia il Santo Padre: - página 45
Gloria (De angelis) - página 46
Colletta - página 49
LITURGIA VERBI
Lectio prima - página 51
En vivit filius tuus. A reading from the first book of Kings 17, 17-24
Psalmus responsorius - Ps 29 - página 53
Lectio secunda - página 55
Revelavit Filium suum in me, ut evangelizarem illum in gentibus. Paulo Apostolo ai Galati 1, 11-19
Versus ante Evangelium - página 57
Evangelium - página 59
Adulescens, tibi dico: surge. Lectio sancti Evangelii secundum Lucam 7, 11-17
Omelia - página 63
Credo (III) - página 64
Oratio universalis
seu fidelium - página 69
LITURGIA EUCHARISTICA
Cantus ad offertorium
ILLUMINA OCULOS MEOS - Ps 12, 4B-5 - página 75
Super oblata - página 75
PREX EUCHARISTICA
Præfatio - página 77
De mysterio paschali et de populo Dei
Sanctus (De angelis) - página 79
Prex Eucharistica III - página 81
RITUS COMMUNIONIS
Agnus Dei (De angelis) - página 95
Antiphona ad communionem, Ps 17, 3 - página 97
IL CIELO NARRA LA TUA GLORIA - página 99
ADORO TE DEVOTE - página 103
Dopo la comunione - página 109
RITUS CONCLUSIONIS
Allocutio - página 111
Angelus Domini - página 111
Benedictio - página 115
Dimissio - página 115
STANISLADO
DI GESÙ MARIA (al sec. Jan Papczynski) nasque il 18 maggio del
1631 a Podegrodzie (Polonia) da genitor contadini e ferventi
cristiani. Lo stesso giorno fu battezato. Doppo aver frequentato la
scuola elementare a Podegrodzie, studiò presso i collegi dei Gesuiti
e degli Scolopi. Conobbe
allora gli Scolopi, a 23 anni, entrò in quell'Instituto. Nel 1656
fece i voti semplici e il 12 marzo del 1661 fu ordinato sacerdote.
Divenne famoso a Varsavia sia come professore di retorica sia come
maestro di vita spirituales: fu autore di alcuni libri, predicatore e
confessore. Tra i suoi penitenti vi fu anche il nunzio apostolico in
Polonia, Antonio Pignatelli, il futuro Papa Innocenzo XII.
Nel 1670,
con le dovute dispense, uscì dagli Scolopi con l'intenzione di
fondate un Istituo di Chierici Mariani dell'Immacolata Concezione,
avendo tre finalità: promuovere il culto dell'Immacolata Concezione
della B.V.M, trovando in esso il cuore del cristianesimo, cioè il
dono gratuito dell'infinito amore di Dio per l'uomo; dedicarsi al
suffragio per i defunti, soprattutto per quelli non preparati alla
morte; fare apostolato tra la gente povera ed emarginata. Svolse con
zelo attività apostolica e caritativa sino alla fine della sua vita.
Si dedicò all'osservanza ascetica e al governo del suo Istituto a
cui, nel 1699, fu concessa l'approvazione pontificia.
Morì il 17
settembre 1701, nel convento a Gòra Kalwaria, pronunciando le parole
nelle tue mani, Signore, consegno il mio spirito. Esprimendo il
desiderio ardente di unirsi a Cristo, benedisse i suoi confratelli
esortandoli all'osservanza religiosa. Lasciò molti scritti di
spiritualità. Tra questi, Norma Vitæ, dedicato alla vita religiosa
del suo Istituto, e Templum Dei Mysticum, in cui traccia un programma
spirituale per i laici. Il Santo Padre Benedicto XVI nel 2007 lo
annoverò tra i Beati.
STANISLAUS OF JESUS AND MARY
(in the world, Jan Papczyński) was born on 18 May 1631 in Podegrodzie (Poland) to poor but fervently Christian parents. He wa baptized the same day. After studyind at the Podegrodzie elementary school, he went to the Jesuit College and the College of the Piarist Fathers. Having become familiar with the Piarists, at 23 years of age he entered that Institute. In 1656 he professed simple vows, and was ordained priest on 12 March 1661. He became famous throughout Warsaw both as a professor of rhetoric and as a master of the spiritual life: he authored several books, and was a noted preacher and confessor. Among his penitents was the Apostolic Nuncio in Poland at the time, Antonio Pignatelli, el future Pope Innocent XII.
In 1670, having obtained the required dispensationsa, he left the Piarists and founded the Institute of the Marians of the Immaculate Conception. The three goals of this Institute were (1) to promote devotion to the Immaculate Conception of the Blessed Virgin Mary, finding in Mary the heart of the Christian life, namely, God's gratuitous gift of infinite love for humanity; (2) to offer prayers and sacrifices for the dead, specially those who were not prepared to die; (3) to minister to the poor and the marginalized. Stanislaus dedicated himself with apostolic zeal to there charitable purposes until the end of his life. He was faithfull to his ascetical observances and to governing the Institute which, in 1699, received Pontifical Approbation.
Stanislaus died on 17 September 1701, in the monastery of Góra Kalwaria. His last words were: "Into your hands Lord, I commend my spirit." Having expressed his ardent desire to unite himself to Christ, he blessed his religious brethren and exhorted them to fidelity. He left behind many spiritual writings. Among these are the Norma Vitæ (The Rule of Life), which treated religious life and the life of his Institute, and the Templum Dei Mysticum (The Mystical Temple of God) in which he proposed a spirituality for the laity. Pope Benedict XVI enrolled him among the blessed in 2007.
MARIA
ELISABETTA HESSELBLAD nacque in Svezia il 4 giugno 1870, quinta
di tredici figli. Di confessione luterana, a 18 anni emigrò in
America. Qui visse lunghi anni (1888-1904) solerte infermiera nel
grande ospedale Roosvelt di New York dove, a contatto con la
sofferenza e la malattia, affinò la sua sensiblilità umana e
spirituale, conformandola a quella della sua compatriota Santa
Brigida. Fin
dall'adolescenza, il suo anelito fu la ricerca dell'Unico Ovile.
Guidata da un dotto gesuita studiò con passione la dottrina
cattolica e, con meditata scelta, l'accenttò, facendosi battezzare
sotto condizione il giorno dell'Assunzione della Beata Vergine Maria
del 1902. Nel 1904 si recò a Roma e, con uno speciale permesso del
Papa San Pio X, vestì l'abito brigidino nella casa di Santa Brigida,
allora occupata dalle Carmelitane.
Sotto
ispirazione dello Spirito Santo ricostitui l'Ordine di Santa Brigida
(1911), rispondendo alle istanze e ai segni dei tempi. Il suo
apostolato fu ispirato dal grande ideale "Ut omnes unum sint"
e questo la spinse a dare la sua vita a Dio per unire la Svezia a
Roma. Con molto coraggio e lungimiranza nel 1923 riportò le figlie
di Santa Brigida in Svezia, a Djursholm, e poi a Vadstena nel 1935.
Tutta la sua
vita fu contraddistinta da una continua carità operosa. Durante la
seconda guerra mondiale diede rifugio a molti ebrei persegutati e
trasformò la sua casa in un luogo dove le sue figlie potevano
distribuire viveri e vestiario a quanti si trovavano in necessità.
Il 24 aprile 1957, dopo una lunga vita segnata dalla sofferenza e
dalla mallattia, mori nella casa di Santa Brigida a Roma, lasciando
grande fama di santità tra le sue figlie spirituali, nel clero e tra
i poveri, che la venerarono madre dei poveri e maestra dello spirito.
Fu beatificata da San Giovanni Paolo II il 9 aprile dell'Anno
Giubilare 2000.
MARÍA ISABEL HESSELBLAD nació en Suecia el 4 de junio de 1870, fue la quinta de trece hijos. De confesión luterana, a los 18 años emigró a los Estados Unidos de América. Allí vivió muchos años (1888-1904) como solicita enfermera en el gran Hospital Roosvelt en Nueva York, donde, el contacto con el sufrimiento y la enfermedad, afinó su sensibilidad humana y espiritual conforme a la de su compatriota Santa Brigida. Desde su adolescencia, su anhelo fue la búsqueda del único redil del Señor. Guiada por un docto jesuita estudió con pasión la doctrina católica y, con meditada elección, recibió el sacramento del bautismo "bajo condición" el dia de la Asunción de la Virgen María de 1902. En 1904 se estableció en Roma y, con un especial permiso del papa san Pío X, vistió el hábito brigidino en la casa de Santa Brigida, ocupada en aquel entonces por las Carmelitas.
Bajo la inspiración del Espíritu Santo refundó la Orde de Santa Brigida (1911), respondiendo a las preocupaciones y a los signos de los tiempos. Su apostolado se inspiró en el gran ideal: "ut omnes unum sint", y esto la impulsó a dar su vida a Dios para unir a Suecia con Roma. En 1923, con gran valor y clarividencia, llevó de nuevo a las hijas de Santa Brigida en Suecia, a Djursholm, y luego a Vadstena en 1935.
Toda su vida estuvo marcada por una continua caridad operosa. Durante la Segunda Guerra Mundial dio refugio a muchos judíos perseguidos y transformó su casa en un lugar donde sus hijas podían distribuir víveres y ropas a quienes pasaban necesidad. El 24 de abril de 1957, tras una larga vida marcada por el sufrimiento y la enfermedad, murió en la casa de Santa Brigida en Roma, dejando una gran fama de santidad en sus hijas espirituales, en el clero y entre los pobres, que la veneraron como madre de los pobres y maestra del espíritu. Fue beatificada por san Juan Pablo II el 9 de abril del Año Jubilar de 2000.
CANTICO DELLE CREATURE
00 - 3:15
La schola e successivamente l'assemblea: Cf. Dan 3, 52-90
1. A te, Dio, eterna gloria!
Al - le - lu - ia!
A te canti l'universo!
Al - le - lu - ia!
Tutti gli angeli del cielo,
Al - le - lu - ia!
benedicte il Signore!
Al - le - lu - ia!
schola e l'assemblea:
Alleluia!
2. A te cantino i pianeti,
Alleluia!
terra e mare, acque tutte,
Alleluia!
astri, stelle, sole e luna,
Alleluia!
benedite il Signore!
Alleluia!
3. Venti e piogge, gelo e caldo,
Alleluia!
voi ghiacciai, laghi e fiumi,
Alleluia!
voi sorgenti fra le rocce,
Alleluia!
benedite il Signore!
Alleluia!
4. Notti e giorni, buio e luce,
Alleluia!
nube, folgori e tempeste,
Alleluia!
cieli aperti, arcobaleni,
Alleluia!
benedite il Signore!
Alleluia!
5. Voi montagne, voi colline,
Alleluia!
terra buona, fiori e frutti,
Alleluia!
vino e grano, greggi e armenti,
Alleluia!
benedite il Signore!
Alleluia!
6. Animali della terra,
Alleluia!
voi uccelli sempre in volo,
Alleluia!
voi creature del Signore,
Alleluia!
benedite il Signore!
Alleluia!
7. Tutti i figli d'Israele,
Alleluia!
tutti popoli del mondo,
Alleluia!
tutti voi, uomini e donne,
Alleluia!
benedite il Signore!
Alleluia!
8. Sacerdoti del Signore,
Alleluia!
santi e umili di cuore,
Alleluia!
voi credenti, voi fedeli
Alleluia!
benedite il Signore!
Alleluia!
9. Il suo amore è per sempre!
Alleluia!
Nella sua misericordia
Alleluia!
fa'rinascere i suoi figli!
Alleluia!
Benedite il Signore!
Alleluia!
Antifona ad introitum
3:16 - 4:41
VENI, CREATOR SPIRITUS
4:44 - 7:38
Petitio
7:42 - 13:25
Litaniæ Sanctorum
13:42 - 19:16
Il Santo Padre:
Fratres carissimi, Deo Patri omnipotenti preces nostras per Iesum Christum levemus, ut, Beatæ Mariæ Virginis et omnium Sanctorum suorum intercessione, sua gratia sustineat id quod sollemniter acturi sumus.
Emitido en directo el 2 jun. 2016
Retiro predicado por el Santo Padre
Tercera meditación - San Paolo fuori le Mura
02.06.2016 - TERCERA MEDITACIÓN
01:06 Rvrdo.: Guillermo Ortiz: - Laudetur Iesu Christu - Alabado Sea Jesucristo. 01:12 Rvrdo.: Guillermo Ortiz: - Aquí Radio Vaticana en Crónica Extraordinaria, en el Jubileo de los Sacerdotes, en Roma. Que ha
Comenzado el miércoles 1 de Junio, hoy Jueves 2 de Junio cuando son las 15:50 hora de Roma. Inicia la Tercera Meditación, de Papa Francisco, en el Día de Retiro
Espiritual, según los Ejercicios Espirituales de San Ignacio de Loyola, para los Sacerdotes. Estan en Conexión las Tres Basílicas, la Primera Meditación fue en San
Juan de Letran, la Segunda Meditación en la Basilica Santa María Mayor, y ahora San Pablo Extramuros. 02:08 Rvrdo.: Guillermo Ortiz: - Los Sacerdotes están Comunicados en Conexión por las Pantallas Gigantes,
que hay también en la Basilica de San Juan de Letrán, y en la Basílica Santa María Mayor. Los Sacerdotes han permanecidos desde esta mañana se encuentran en esta
misma Basílica así como también en las Otras. Todo el Día en Oración, después de la Primera Meditación, en San Juan de Letrán, Papa Francisco se Retiró a un
Confesionario. Por la Metodología Ignaciana, de los Ejercicios Espirituales, que implica la Confesión el Ofrecimiento de la Confesión. 03:07 Rvrdo.: Guillermo Ortiz: - Y de un modo particular, por el Tema, el Tema de la Misericordia, el Tema de
la Misericordia, el Tema del Retiro Espiritual de los Sacerdotes. Centrado especialmente en el Sacramento obviamente del cual somos Ministros los Sacerdotes. Radio
Vaticana en Crónica Extraordinaria, un Saludo muy Cordial del Padre Juan Pacheco de Venezuela, del taxirá en Venezuela, que nos ha acompañado y nos acompaña en tantas
Crónicas, como Sacerdote estudiando aquí en Roma, que colabora con Radio Vaticana. 04:00 Papa Francisco - Rvrdo.: Guillermo Ortiz: - El Jesuita Guillermo Ortiz, de los Programas en Español de Radio Vaticana,
Junto a toda la Redacción, en el piso trabajando en este Momento coincide los distintos turnos, de Trabajos para que ustedes puedan tener inmediatamente, las Palabras de
Papa Francisco Pronunciadas hemos subidos ya a nuestro sitio Web www.radiovaticana.va donde usted puede clicar en este abanico de 45 Redacciones, 40 Lenguas, la Lengua
Española. 04:45 Rvrdo.: Guillermo Ortiz: - Ahí encuentra usted todo el material multimedia, porque tenemos los Textos, en este caso el Texto Completo
de las dos Meditaciones Anteriores, de Papa Francisco en el Retiro de los Sacerdotes. Con el Audio donde se Escucha la Voz del Papa y la Traducción que hemos hecho esta
mañana con el Padre Jaime Castellón el Rector del Colegio Pío Latinoamericano en Roma, Jesuita que nos acompañó esta mañana. 05:31 Rvrdo.: Guillermo Ortiz: - En nuestro sitio Web encuentran los Textos Completos, el Audio Completo de las Meditaciones Anteriores. Imágenes
y también los Videos de los que brindan las imágenes, el Centro Televisivo Vaticano. Recordamos que esta Crónica es para tantas Emisoras de Radio que Retransmiten la Señal de
Radio Vaticana. Especialmente en este Jubileo donde se han agregado para poder escuchar la Voz del Papa, tantas Emisoras de Radio, no solamente Confesionales, sino también
sino también no Confesionales. 06:15 Rvrdo.: Guillermo Ortiz: - Que muy inteligentemente quieren tener también para Su Audiencia la Voz del Papa. Recordamos que también para aquellos
que están viendo por Televisión que están siguiendo esta Celebración también les Recordamos que las Imágenes son del Centro Televisivo Vaticano y el Audio es siempre de Radio
Vaticana. Que no solamente es la Voz del Papa sino el Micrófono, el Micrófono del Papa. En este momento el Micrófono del Papa está controlado por un Técnico de Radio Vaticana,
es un Micrófono de Radio Vaticana. 06:58 Rvrdo.: Guillermo Ortiz: - Aquí entonces inicia la Tercera Meditación de Papa Francisco, con una Oración que harán todos los Sacerdotes
de la Liturgia de las Horas, que Rezan los Religiosos Diariamente. 07:20 Papa Francisco - Rvrdo.: Guillermo Ortiz:
Gloria al Padre al Hijo y al Espíritu Santo
Como era en un Principio ahora y siempre por los Siglos de los Siglos Amen
07:30 CORO:
Veni, Sancte Spiritus
Latín
Veni, Sancte Spiritus, Et emitte caelitus Lucis tuae radium. Veni, pater pauperum,
Dulce refrigerium. In labore requies, In aestu temperies, In fletu solatium.
O lux beatissima, Reple cordis intima Tuorum fidelium. Sine tuo numine
Nihil est in homine, Nihil est innoxium. Lava quod est sordidum, Riga quod est aridum,
Sana quod est saucium. Flecte quod est rigidum, Fove quod est frigidum, Rege quod est devium.
Da tuis fidelibus In te confidentibus Sacrum septenarium. Da virtutis meritum,
Da salutis exitum, Da perenne gaudium. Amen. Alleluia.
Castellano
Ven Espíritu Santo y desde el cielo envía un rayo de tu luz. Ven padre de los pobres,
ven dador de las gracias, ven luz de los corazones. Consolador óptimo, dulce huésped del alma,
dulce refrigerio. Descanso en el trabajo, en el ardor tranquilidad, consuelo en el llanto.
Oh luz santísima: llena lo más íntimo de los corazones de tus fieles. Sin tu ayuda
nada hay en el hombre, nada que sea inocente. Lava lo que está manchado, riega lo que es árido,
cura lo que está enfermo. Doblega lo que es rígido, calienta lo que es frío, dirige lo que está extraviado.
Concede a tus fieles que en Ti confían, tus siete sagrados dones. Dales el mérito de la virtud,
dales el puerto de la salvación, dales el eterno gozo. Amén, Aleluya.
10:34 Lector del Salmo - Rvrdo.: Guillermo Ortiz:
Salmo 125
Dios es Nuestra Alegría y Nuestra Esperanza Grandes Cosas ha Hecho el Señor por Nosotros Nos ha Colmado de Alegría Gloria al Padre al Hijo y al Espíritu Santo
Como era en un Principio ahora y siempre por los Siglos de los Siglos Amen
12:00 Papa Francisco - Rvrdo.: Guillermo Ortiz:
Salmo 126
El Señor Nos Construya la Casa y Nos Guarde la Ciudad Si el Señor No Construye la Casa en Vano se Cansan los Albañiles si el Señor No Guarda la Ciudad
en Vano Vigilan los Centinelas es Inutil que Madrugéis que Veléis hasta muy Tarde los que Coméis el Pan de Vuestros Sudores
Dios los Da a Sus Amigos Mientras Duermen la Herencia que Da el Señor son los Hijos una Recompensa es el Fruto de las Entrañas
son Saetas en Manos de un Guerrero los Hijos de la Juventud Dichoso el Hombre que llena con ella Su Aljaba
No Quedará Derrotado cuando Litigue con Su Adversario en la Plaza
Gloria al Padre al Hijo y al Espíritu Santo
Como era en un Principio ahora y siempre por los Siglos de los Siglos Amen. Aleluya
13:42 Lector del Salmo - Rvrdo.: Guillermo Ortiz:
Salmo 127
Feliz el Hombre que Teme al Señor La Paz de Dios en la Familia y en Aquellos que le Son Fieles Gloria al Padre al Hijo y al Espíritu Santo
Como era en un Principio ahora y siempre por los Siglos de los Siglos Amen. Aleluya
15:18 Lector del Salmo - Rvrdo.: Guillermo Ortiz:
Libro del Profeta Amos
El que Edifica en los Cielos Sus Altos Aposentos en la Tierra ha Establecido Su Bóveda el que Llama a las Aguas del Mar y las Derrama sobre la Faz de la Tierra el Señor es Su Nombre 16:00 CORO:
16:20 Papa Francisco - Rvrdo.: Guillermo Ortiz:
Una Oración del Papa Francisco
16:37 Papa Francisco - Rvrdo.: Guillermo Ortiz: - En San Juan de Letrán cuando son las 16:05 del Jueves 2 de Junio Inicia la Tercera meditación
del Retiro Espiritual en el Jubileo de los Sacerdotes. Esperemos que el Señor nos conceda lo que hemos pedido en la oración: imitar el ejemplo de la paciencia de Jesús, y con la paciencia
ir adelante afrontando las dificultades. 17:20 Papa Francisco - Rvrdo.: Guillermo Ortiz: - Esta tercera meditación se titula: «El buen olor de Cristo y la luz de su misericordia». 17:39 Papa Francisco - Rvrdo.: Guillermo Ortiz: - En este tercer encuentro les propongo meditar con las obras de misericordia, ya sea tomando alguna de
ellas, la que más sintamos ligada a nuestro carisma, ya sea contemplándolas todas juntas, viéndolas con los ojos misericordiosos de nuestra Señora, que nos hacen descubrir «el vino que falta»
y nos alientan a «hacer todo lo que Jesús nos diga» (cf. Jn 2,1-12), para que su misericordia obre los milagros que nuestro pueblo necesita. 18:25 Papa Francisco - Padre Juan Pacheco: - Las obras de misericordia están muy ligadas a los «sentidos espirituales». Al rezar pedimos la gracia
de «sentir y gustar» el Evangelio de tal manera que nos sensibilice para la vida. Movidos por el Espíritu, guiados por Jesús, podemos ver ya de lejos con ojos de misericordia al que está caído
al lado del camino, podemos escuchar los gritos de Bartimeo; podemos notar cómo el Señor siente en el borde de su manto el toque tímido pero decidido de la hemorroísa; podemos pedir la gracia
de gustar con él en la cruz el sabor amargo de la hiel de todos los crucificados, para sentir así el fuerte olor de la miseria —en hospitales de campaña, en trenes y en barcones repletos de
gente—; ese olor que no tapa el aceite de la misericordia, sino que al ungirlo hace que se despierte una esperanza. 19:48 Papa Francisco - Guillermo Ortiz: - El Catecismo de la Iglesia Católica, hablando de las obras de misericordia, nos cuenta que santa Rosa de
Lima, el día en que su madre la reprendió por atender en la casa a pobres y enfermos, ella le contestó: «Cuando servimos a los pobres y a los enfermos, somos buen olor de Cristo» (n. 2449).
Ese buen olor de Cristo —el cuidado de los pobres— es distintivo de la Iglesia, siempre lo ha sido. Pablo centró en esto su encuentro con «las columnas», como él les llama, con Pedro, Santiago
y Juan. Ellos «sólo nos pidieron que nos acordáramos de los pobres» (Ga 2,10). 20:53 Papa Francisco - Guillermo Ortiz: - Esto me recuerda un hecho que he contado algunas veces: apenas elegido Papa, mientras continuaba el escrutinio,
un hermano Cardenal se acercó, me abrazó y me dijo: «No te olvides de los pobres». Es el primer mensaje que el Señor me hizo llegar en aquel momento. El Catecismo dice también, de manera
sugestiva, que «los oprimidos por la miseria son objeto de un amor de preferencia por parte de la Iglesia, que, desde los orígenes, y a pesar de los fallos de muchos de sus miembros, no ha
cesado de trabajar para aliviarlos, defenderlos y liberarlos» (n. 2448). Y esto sin ideologías, solamente con la fuerza del Evangelio. 22:13 Papa Francisco - Rvrdo.: Juan Pacheco: - En la Iglesia hemos tenido y tenemos muchas cosas no tan buenas, y muchos pecados, pero en esto de servir
a los pobres con obras de misericordia, siempre hemos seguido como Iglesia al Espíritu, y nuestros santos lo hicieron de manera muy creativa y eficaz. El amor a los pobres ha sido el signo, la luz
que hace que la gente glorifique al Padre. Nuestro pueblo valora esto: al cura que cuida a los más pobres, a los enfermos, que perdona a los pecadores, que enseña y corrige con paciencia... 23:08 Papa Francisco - Rvrdo.: Juan Pacheco: - Nuestro pueblo perdona a los curas muchos defectos, salvo el de estar apegados al dinero. El pueblo no lo
perdona. Y no es tanto por la riqueza en sí, sino porque el dinero nos hace perder la riqueza de la misericordia. Nuestro pueblo olfatea qué pecados son graves para el pastor, cuáles matan su
ministerio porque lo convierten en un funcionario o, peor aún, en un mercenario, y cuáles son en cambio, no diría que pecados secundarios —porque no sé si teológicamente se puede decir esto—,
pero sí pecados que se pueden sobrellevar, cargar como una cruz, hasta que el Señor los purifique al final, como hará con la cizaña. 24:22 Papa Francisco - Rvrdo.: Juan Pacheco: - Sin embargo, lo que atenta contra la misericordia es una contradicción principal. Atenta contra el
dinamismo de la salvación, contra Cristo que «se hizo pobre para enriquecernos con su pobreza» (2 Co 8,9). Y esto es así porque la misericordia cura «perdiendo algo de sí»: un jirón del
corazón se queda con el herido, un tiempo de nuestra vida lo perdemos para lo que teníamos ganas de hacer cuando se lo regalamos al otro en una obra de misericordia. 25:13 Papa Francisco - Rvrdo.: Guillermo Ortiz: - Por eso, no se trata de que Dios tenga misericordia mí en alguna falta, como si en el resto yo fuera
autosuficiente, que de vez en cuando yo realice algún acto particular de misericordia con algún necesitado. La gracia que pedimos en esta oración es la de dejarnos misericordiar por Dios en
todos los aspectos de nuestra vida y de ser misericordiosos con los demás en todo nuestro actuar. 25:55 Papa Francisco - Rvrdo.: Guillermo Ortiz: - Para nosotros, sacerdotes y obispos, que trabajamos con los sacramentos bautizando, confesando,
celebrando la Eucaristía..., la misericordia es la manera de convertir toda la vida del Pueblo de Dios en sacramento. Ser misericordioso no es sólo un modo de ser, sino el modo de ser. No hay
otra posibilidad de ser sacerdote. El Cura Brochero decía: «El sacerdote que no tiene mucha lástima de los pecadores es medio sacerdote. Estos trapos benditos que llevo encima no son los que
me hacen sacerdote; si no llevo en mi pecho la caridad, ni a cristiano llego». 27:06 Papa Francisco - Rvrdo.: Juan Pacheco: - Ver lo que falta para poner remedio inmediatamente y, mejor aún, preverlo, es propio de la mirada de un
padre. Esta mirada sacerdotal —del que hace las veces del padre en el seno de la Iglesia Madre—, que nos lleva a ver a los hombres en clave de misericordia, es la que se debe enseñar a cultivar
desde el seminario y debe alimentar todos los planes pastorales. 27:49 Papa Francisco - Rvrdo.: Juan Pacheco: - Queremos, y le pedimos al Señor, una mirada que aprenda a discernir los signos de los tiempos en clave de
«qué obras de misericordia están necesitando hoy nuestros pueblos», para poder sentir y gustar al Dios de la historia que camina en medio de ellos. Porque, como dice Aparecida citando a san
Alberto Hurtado, «en nuestras obras, nuestro pueblo sabe que comprendemos su dolor» (n. 386). 28:29 Papa Francisco - Rvrdo.: Guillermo Ortiz: - La prueba de esta comprensión de nuestros pueblos es que en nuestras obras de misericordia siempre somos
bendecidos por Dios y encontramos ayuda y colaboración en nuestra gente. No así para otro tipo de proyectos, que a veces van bien y otras no, sin que algunos se den cuenta de por qué no
funciona y se rompan la cabeza buscando un nuevo, enésimo, plan pastoral, cuando uno podría decir sencillamente: no funciona porque le falta misericordia, sin necesidad de entrar en detalles. 29:25 Papa Francisco - Rvrdo.: Guillermo Ortiz: - Si no es bendecido es porque le falta misericordia. Falta esa misericordia que tiene que ver más con un
hospital de campaña que con una clínica de lujo, esa misericordia que, valorando algo bueno, siembra un futuro para encuentro de la persona con Dios, en vez de alejarla con una
crítica puntual... 29:58 Papa Francisco - Rvrdo.: Guillermo Ortiz: - Les propongo una oración con la pecadora perdonada (Jn 8,3-11), para pedir la gracia de ser
misericordiosos en la confesión, y otra sobre la dimensión social de las obras de misericordia. 30:18 Papa Francisco - Rvrdo.: Juan Pacheco: - Siempre me conmueve el pasaje del Señor con la mujer adúltera: cómo, cuando no la condenó, el Señor
«faltó» a la ley; en ese punto en que le pedían que se definiera —«¿hay que apedrearla o no?»—, no se definió, no aplicó la ley. Se hizo el sordo —también en esto el Señor es un maestro para
todos nosotros— y, en ese momento, les salió con otra cosa. Inició así un proceso en el corazón de la mujer que necesitaba aquellas palabras: «Yo tampoco te condeno». 31:22 Papa Francisco - Rvrdo.: Juan Pacheco: - Con la mano tendida la puso en pie, y esto le permitió que se encontrara con una mirada llena de dulzura
que le cambió el corazón. El Señor tiende la mano a la hija Jairo: «Dale de comer». Al muchacho muerto, en Naín: «Levántate», y lo entrega a su madre. Y a esta pecadora: «Levántate». El Señor
nos vuelve a poner precisamente en la postura que Dios quiere que esté: de pie, alzado, nunca por tierra. 32:24 Papa Francisco - Rvrdo.: Juan Pacheco: - A veces me da una mezcla de pena e indignación cuando alguno se apura a poner en claro la última
recomendación, el «no peques más». Y utiliza esta frase para «defender» a Jesús y que no quede como uno que se saltó la ley. Pienso que las palabras que utiliza el Señor forman un todo con sus
acciones. El hecho de agacharse para escribir en tierra dos veces, pausando lo que les dice a los que quieren apedrear a la mujer y luego lo que le dice a ella, nos habla de un tiempo que el
Señor se toma para juzgar y perdonar. Un tiempo que remite a cada uno a su interioridad y hace que los que juzgan se retiren. 33:30 Papa Francisco - Rvrdo.: Guillermo Ortiz: - En su diálogo con la mujer, el Señor abre otros espacios: uno es el espacio de la no condena. El
Evangelio insiste en este espacio que ha quedado libre. Nos sitúa en la mirada de Jesús y nos dice que «no ve a nadie alrededor sino sólo a la mujer». Y luego, Jesús mismo hace mirar alrededor
a la mujer con su pregunta: «¿Dónde están los que te “categorizaban”?» (la palabra es importante, ya que habla de eso que tanto rechazamos, como es el que nos cataloguen o nos
caricaturicen...). 34:36 Papa Francisco - Rvrdo.: Guillermo Ortiz: - Una vez que la hace mirar ese espacio libre del juicio ajeno, le dice que él tampoco la invade con sus
piedras: «Yo tampoco te condeno». Y ahí mismo le abre otro espacio libre: «En adelante no peques más». El mandamiento se da para adelante, para ayudar a andar, para «caminar en el amor». Esta
es la delicadeza de la misericordia que mira con piedad lo pasado y da ánimo para el futuro. Este «no peques más» no es algo obvio. El Señor lo dice «junto con ella», le ayuda a poner en
palabras lo que ella misma siente, ese «no» libre al pecado, que es como el «sí» de María a la gracia. 35:40 Papa Francisco - Rvrdo.: Guillermo Ortiz: - El «no» va dicho en relación a la raíz del pecado de cada uno. En la mujer se trataba de un pecado
social, de alguien a la que se le acercaba la gente o para estar con ella o para apedrearla. No había otro modo de cercanía con esta mujer. Por eso, el Señor no sólo le despeja el camino, sino
que la pone a caminar, para que deje de ser «objeto» de la mirada ajena, para que sea protagonista. El no pecar no se refiere sólo al aspecto moral, creo yo, sino a un tipo de pecado que no la
deja hacer su vida. También le dice al paralítico de la piscina de Betsaida: «No peques más» (Jn 5,14). 37:03 Papa Francisco - Rvrdo.: Guillermo Ortiz: - Pero a este, que se justificaba con las cosas tristes que «le sucedían», que tenía una
psicología de víctima —la mujer no—, lo pincha un poco con eso de que «no sea que te suceda algo peor». Aprovecha el Señor su manera de pensar, aquello que teme, para sacarlo de su parálisis.
Lo persuade con el susto, digamos. Así, cada uno tenemos que escuchar este «no peques más» de manera íntima y personal. 37:34 Papa Francisco - Rvrdo.: Juan Pacheco: - Esta imagen del Señor, que pone a caminar a la gente, es muy suya: él es el Dios que se pone a caminar
con su pueblo, que lleva adelante y acompaña nuestra historia. Por eso, el objeto al que se dirige la misericordia es muy preciso: es hacia aquello que hace que un hombre o una mujer no caminen
en su lugar, con los suyos, a su ritmo, hacia donde Dios los invita a andar. La pena, lo que conmueve, es que uno se pierda, o se quede atrás, o se pase de vivo. Que esté desubicado, digamos.
Que no esté a mano para el Señor, disponible para lo que él quiera mandar. Que uno no camine humildemente en presencia del Señor (cf. Mi 6,8), que no camine en la caridad (cf. Ef 5,2). 39:15 Papa Francisco - Rvrdo.: Guillermo Ortiz: - El espacio del confesionario, donde la verdad nos hace libres. Pasemos ahora al espacio del
confesionario, donde la verdad nos hace libres. El Catecismo de la Iglesia Católica nos hace ver el confesionario como un lugar en el que la verdad nos hace libres para un encuentro. Dice así:
«Cuando celebra el sacramento de la Penitencia, el sacerdote ejerce el ministerio del Buen Pastor que busca la oveja perdida, el del Buen Samaritano que cura las heridas, del Padre que espera
al hijo pródigo y lo recibe a su vuelta, del justo Juez que no hace acepción de personas y cuyo juicio es a la vez justo y misericordioso. 40:24 Papa Francisco - Rvrdo.: Guillermo Ortiz: - En una palabra, el sacerdote es el signo y el instrumento del amor
misericordioso de Dios con el pecador» (n. 1465). Y nos recuerda que «el confesor no es dueño, sino el servidor del perdón de Dios. El ministro de este sacramento
debe unirse a la intención y a la caridad de Cristo» (n. 1466). 40:59 Papa Francisco - Rvrdo.: Juan Pacheco: - Signo e instrumento de un encuentro. Eso somos. Atracción eficaz para un
encuentro. Signo quiere decir que debemos atraer, como cuando uno hace señales para llamar la atención. Un signo debe ser coherente y claro, pero sobre todo
comprensible. Porque hay signos que son claros sólo para los especialistas, y estos no sirven. Signo e instrumento. 41:42 Papa Francisco - Rvrdo.: Juan Pacheco: - El instrumento se juega la vida en su eficacia —¿sirve o no sirve?—, en estar
a mano e incidir en la realidad de manera precisa, adecuada. Somos instrumento si de verdad la gente se encuentra con el Dios misericordioso. A nosotros nos toca
«hacer que se encuentren», que queden frente a frente. Lo que después hagan ellos es cosa suya. 42:27 Papa Francisco - Rvrdo.: Juan Pacheco: - Hay un hijo pródigo en el chiquero y un padre que sube todas las
tardes a la terraza a ver si viene; hay una oveja perdida y un pastor que ha salido a buscarla; hay un herido tirado al borde del camino y un samaritano que tiene
buen corazón. ¿Cuál es, pues, nuestro ministerio? Ser signo e instrumento de que estos se encuentren. 42:50 Papa Francisco - Rvrdo.: Juan Pacheco: - Tengamos claro que nosotros no somos ni el padre, ni el
pastor, ni el samaritano. Más bien estamos del lado de los otros tres, en cuanto pecadores. Nuestro ministerio tiene que ser signo e instrumento de ese encuentro.
Por eso, nos situamos en el ámbito del misterio del Espíritu Santo, que es el que crea la Iglesia, el que hace la unidad, el que reaviva una y otra vez el
encuentro. 43:29 Papa Francisco - Rvdo.: Guillermo Ortiz: - La otra cosa propia de un signo y de un instrumento es su no
autorreferencialidad, por decirlo en difícil. Nadie se queda en el signo una vez que comprendió la cosa; nadie se queda mirando el destornillador ni el martillo,
sino que mira el cuadro que quedó bien fijado. Siervos inútiles somos. Esto es, instrumento y signo que fueron muy útiles para otros dos que se fundieron en un
abrazo, como el padre con su hijo. 44:29 Papa Francisco - Rvdo.: Guillermo Ortiz: - La tercera característica propia del signo y del instrumento es su
disponibilidad. Que el instrumento esté a la mano, que el signo sea visible. La esencia del signo y del instrumento es ser mediadores, disponibles. Quizás aquí está
la clave de nuestra misión en este encuentro de la misericordia de Dios con el hombre. Es más claro probablemente usar un término negativo. San Ignacio hablaba de
«no ser impedimento». 45:27 Papa Francisco - Rvdo.: Guillermo Ortiz: - Un buen mediador es el que facilita las cosas y no pone impedimentos. En mi
tierra había un gran confesor, el padre Cullen, que se sentaba en el confesionario y, cuando no había gente, hacía dos cosas: una era arreglar pelotas de cuero para
los chicos que jugaban al fútbol, la otra era leer un gran diccionario chino. Había estado mucho tiempo en China y quería conservar la lengua. Él decía que, cuando
la gente lo veía en actividades tan inútiles, como arreglar pelotas viejas, y tan a largo plazo, como leer un diccionario chino, pensaba: «Voy a acercarme a charlar
un poco con este cura, ya que se ve que no tiene nada que hacer». 46:32 Papa Francisco - Rvdo.: Guillermo Ortiz: - Estaba disponible para lo esencial. Él tenía un horario para el
confesionario, pero estaba allí. Quitaba el impedimento de andar siempre con cara de muy ocupado. Y aquí está el problema. La gente no se acerca cuando ve a su
pastor muy, pero que muy ocupado, siempre ajetreado. 47:02 Papa Francisco - Rvdo.: Juan Pacheco: - Todos nosotros hemos conocido buenos confesores. Hay que aprender de
nuestros buenos confesores, de aquellos a los que la gente se les acerca, los que no la espantan y saben hablar hasta que el otro cuenta lo que le pasa, como Jesús
con Nicodemo. Es importante comprender el lenguaje de los gestos; no preguntar cosas que son evidentes por los gestos. Si uno se acerca al confesionario es porque
está arrepentido, ya hay arrepentimiento. 47:56 Papa Francisco - Rvdo.: Juan Pacheco: - Y si se acerca es porque tiene deseo de cambiar. O al menos deseo de deseo,
si la situación le parece imposible (ad impossibilia nemo tenetur, como dice el brocardo, nadie está obligado a hacer lo imposible). El lenguaje de los gestos.
He leído en la vida de un santo reciente, de estos tiempos, que, pobrecito, sufría en la guerra. Había un soldado que estaba para ser fusilado y él fue a confesarlo. 48:48 Papa Francisco - Rvdo.: Juan Pacheco: - Y se ve que aquel sujeto era un poco libertino, hacía muchas fiestas con
mujeres... «Pero tú ¿te arrepientes de eso?». «No, era tan bonito, padre». Y este santo no sabía cómo salir de aquello. Allí estaba el pelotón de ejecución, y
entonces le dijo: «Di al menos si te pesa no estar arrepentido». «Esto sí». «¡Ah! está bien». El confesor busca siempre el camino, y el lenguaje de los gestos es
el lenguaje de las posibilidades para llegar al punto. 49:49 Papa Francisco - Rvdo.: Guillermo Ortiz: - Hay que aprender de los buenos confesores, los que tienen delicadeza con
los pecadores y les basta media palabra para comprender todo, como Jesús con la hemorroísa, y ahí precisamente les sale la fuerza del perdón. 50:10 Papa Francisco - Rvdo.: Guillermo Ortiz: - Yo he quedado muy edificado de un Cardenal de la Curia, que a priori yo
creía que era muy rígido. Y él, cuando había un penitente que tenía un pecado que se avergonzaba decir y comenzaba con una o dos palabras, comprendía inmediatamente
de qué se trataba, y decía: «Siga, siga, que lo he entendido». Y lo interrumpía porque había entendido. Esta es delicadeza. Pero esos confesores —me perdonen— que
preguntan y preguntan...: «Dímelo, por favor...». 50:56 Papa Francisco - Rvdo.: Guillermo Ortiz: - Tú, ¿tienes necesidad de tantos detalles para perdonar, o es que te estás
haciendo un film? Aquel Cardenal me ha edificado mucho. La integridad de la confesión no es cuestión de matemáticas —¿cuántas veces? ¿Cómo? ¿Dónde?...—. A veces la
vergüenza se cierra más ante el número que ante el nombre del pecado mismo. 51:52 Papa Francisco - Rvdo.: Guillermo Ortiz: - Pero para esto hay que dejarse conmover ante la situación de la gente, que
a veces es una mezcla de cosas, de enfermedad, de pecado y de condicionamientos imposibles de superar, como Jesús, que se conmovía al ver a la gente, lo sentía en
las entrañas, en las tripas y por eso curaba y curaba, aunque el otro «no lo pidiera bien», como aquel leproso, o diera vueltas como la Samaritana, que era como
el tero: chillaba en un lado pero tenía el nido en otro. Jesús era paciente. 52:35 Papa Francisco - Rvdo.: Juan Pacheco: - Hay que aprender de los confesores que saben hacer que el penitente sienta
la corrección dando un pasito adelante, como Jesús, que daba una penitencia que bastaba, y sabía valorar al que volvía a dar gracias, al que daba para más. Jesús
hacía tomar la camilla al paralítico, o se hacía rogar un poco por los ciegos o por la mujer sirofenicia. No le importaba si después no le hacían caso, como el
paralítico de Siloé, o si contaban cosas que les había mandado que no contaran y luego parecía que el leproso era él, porque no podía entrar en los poblados o sus
enemigos encontraban motivos para condenarlo. 53:49 Papa Francisco - Rvdo.: Juan Pacheco: - Él curaba, perdonaba, daba alivio, descanso, dejaba respirar a la gente un
hálito del Espíritu consolador. 53:57 Papa Francisco - Rvdo.: Guillermo Ortiz: - Lo que diré ahora lo he dicho muchas veces, quizás alguno de ustedes ya lo
ha oído. Conocí en Buenos Aires a un fraile capuchino —aún vive—, algo más joven que yo, que es un gran confesor. Siempre tiene delante del confesionario una fila,
mucha gente —de todo: gente humilde, gente acomodada, curas, religiosas, una fila— más y más gente, todo el día confesando. Y es un gran perdonador. Siempre
encuentra la vía para perdonar y dar un paso adelante. Es un don el Espíritu. 54:50 Papa Francisco - Rvdo.: Guillermo Ortiz: - Pero, a veces, le agarran escrúpulos de haber perdonado mucho. Y entonces,
una vez, charlando, me dijo: «A veces, tengo esos escrúpulos». Y yo le pregunté: «¿Y qué hacés cuando tenés esos escrúpulos?». «Voy delante del sagrario, lo miro al
Señor, y le digo: “Señor, perdoname, hoy he perdonado mucho. Pero que quede claro, ¿eh?, que la culpa la tenés vos porque me diste el mal ejemplo”». La misericordia
la mejoraba con más misericordia. 56:08 Papa Francisco - Rvdo.: Juan Pacheco: - Por último, en esto de la confesión, dos consejos: Uno, no tengan nunca la
mirada del funcionario, del que sólo ve «casos» y se los quita de encima. La misericordia nos libra de ser un cura juez-funcionario, digamos, que de tanto juzgar
«casos» pierde la sensibilidad para las personas y para los rostros. Yo recuerdo cuando estaba en II de Teología; fui con mis compañeros a escuchar el examen de
«audiendas», que se hacía en III de Teología, antes de la ordenación. 57:05 Papa Francisco - Rvdo.: Juan Pacheco: - Fuimos para aprender un poco, siempre se aprendía. Y recuerdo que una vez a un
compañero le hicieron una pregunta, era sobre la justicia, de iure, pero tan enredada, tan artificial… Y aquel compañero dijo con mucha humildad: «Pero Padre, esto
no se encuentra en la vida». «Pero se encuentra en los libros». Aquella moral «de los libros», sin experiencia. La regla de Jesús es «juzgar como queremos ser
juzgados». 58:13 Papa Francisco - Rvdo.: Juan Pacheco: - En esa medida intima que uno tiene para juzgar si lo trataron con dignidad, si
lo ningunearon o lo maltrataron, si lo ayudaron a ponerse en pie... —fijémonos en que el Señor confía en esa medida que es tan subjetivamente personal—. Esta es la
clave para juzgar a los demás. No tanto porque esa medida sea «la mejor», sino porque es sincera y, a partir de ella, se puede construir una buena relación. El otro
consejo: No sean curiosos en el confesionario. Lo he dicho antes. 59:08 Papa Francisco - Rvdo.: Juan Pacheco: - Cuenta santa Teresita que, cuando recibía las confidencias de sus novicias, se
cuidaba muy bien de preguntar cómo había seguido la cosa. No curioseaba el alma de la gente (cf. Historia de un alma, manuscrito C. A la madre Gonzaga, c. XI 32 r).
Es propio de la misericordia «cubrir con su manto», cubrir el pecado para no herir la dignidad. Es hermoso aquel pasaje de los dos hijos de Noé que cubrieron con el
manto la desnudez de su padre, que se había emborrachado (cf. Gn 9,23). 59:34 Papa Francisco - Rvdo.: Guillermo Ortiz: - Dimensión social de las obras de misericordia. Ahora diremos unas palabras
sobre la dimensión social de las obras de misericordia. Al final de los Ejercicios, san Ignacio pone la «contemplación para alcanzar amor», que conecta lo vivido en
la oración con la vida cotidiana. Y nos hace reflexionar acerca de cómo el amor hay que ponerlo más en las obras que en las palabras. Esas obras son las obras de
misericordia, las que el Padre «preparó de antemano para que las practicáramos» (Ef 2,10), las que el Espíritu inspira a cada uno para el bien común
(cf. 1 Co 12, 7). 01:00:45 Papa Francisco - Rvdo.: Guillermo Ortiz: - A la vez que agradecemos al Señor por tantos beneficios recibidos de su
bondad, pedimos la gracia de llevar a todos los hombres esa misericordia que nos ha salvado a nosotros. 01:01:05 Papa Francisco - Rvdo.: Juan Pacheco: - Les propongo, en esta dimensión social, meditar con alguno de los párrafos
finales de los Evangelios. Allí, el Señor mismo establece esa conexión entre lo recibido y lo que debemos dar. Podemos leer estos finales en clave de «obras de
misericordia», que ponen en acto el tiempo de la Iglesia en el que Jesús resucitado vive, acompaña, envía y atrae nuestra libertad, que encuentra en él su
realización concreta y renovada cada día. 01:01:46 Papa Francisco - Rvdo.: Juan Pacheco: - La conclusión del Evangelio de Mateo, nos dice que el Señor envía a los
apóstoles y les dice: «Enseñen a guardar todo lo que yo les he mandado» (28,20). Este «enseñar al que no sabe» es en sí mismo una de las obras de misericordia. Y se
multiplica como la luz en las demás obras: en las de Mateo 25, que tienen que ver más con las obras así llamadas corporales, y en todos los mandamientos y consejos
evangélicos, de «perdonar», «corregir fraternalmente», consolar a los tristes, soportar las persecuciones, y así sucesivamente. 01:02:34 Papa Francisco - Rvdo.: Juan Pacheco: - Marcos termina con la imagen del Señor que «colabora» con los apóstoles y
«confirma la Palabra con las señales que la acompañan» (cf. 16,20). Esas «señales» tienen la característica de las obras de misericordia. Marcos habla, entre otras
cosas, de sanar a los enfermos y expulsar a los malos espíritus (cf. 16,17-18). 01:03:00 Papa Francisco - Rvdo.: Guillermo Ortiz: - Lucas continúa su Evangelio con el libro de los «Hechos» —praxeis— de los
apóstoles, narrando su modo de proceder y las obras que hacen, guiados por el Espíritu. 01:03:10 Papa Francisco - Rvdo.: Guillermo Ortiz: - Juan termina hablando de las «otras muchas cosas» (21,25) o «señales»
(20,30) que hizo Jesús. Los hechos del Señor, sus obras, no son meros hechos sino que son signos en los que, de manera personal y única en cada uno, se muestra
su amor y su misericordia. 01:03:37 Papa Francisco - Rvdo.: Juan Pacheco: - Podemos contemplar al Señor que nos envía a este trabajo con la imagen de
Jesús misericordioso, tal como se le reveló a sor Faustina. En esa imagen podemos ver la Misericordia como una única luz que viene de la interioridad de Dios y que,
al pasar por el corazón de Cristo, sale diversificada, con un color propio para cada obra de misericordia. 01:04:04 Papa Francisco - Rvdo.: Juan Pacheco: - Las obras de misericordia son infinitas, cada una con su sello personal, con
la historia de cada rostro. No son solamente las siete corporales y las siete espirituales en general. O más bien, estas, así numeradas, son como las materias
primas —las de la vida misma— que, cuando las manos de la misericordia las tocan yo las moldean, se convierten cada una de ellas en una obra artesanal. 01:04:40 Papa Francisco - Rvdo.: Guillermo Ortiz: - Una obra que se multiplica como el pan en las canastas, que crece
desmesuradamente como la semilla de mostaza. Porque la misericordia es fecunda e inclusiva. Estas dos características importantes: la misericordia es fecunda e
inclusiva. Es verdad que solemos pensar en las obras de misericordia de una en una, y en cuanto ligadas a una obra: hospitales para los enfermos, comedores para los
que tienen hambre, hospederías para los que están en situación de calle, escuelas para los que tienen que educarse, el confesionario y la dirección espiritual para
el que necesita consejo y perdón... 01:05:37 Papa Francisco - Rvdo.: Guillermo Ortiz: - Pero, si las miramos en conjunto, el mensaje es que el objeto de la
misericordia es la vida humana misma y en su totalidad. Nuestra vida misma en cuanto «carne» es hambrienta y sedienta, necesitada de vestido, casa y visitas, así
como de un entierro digno, cosa que nadie puede darse a sí mismo. Hasta el más rico, al morir, queda hecho una miseria y nadie lleva detrás, en su cortejo, el
camión de la mudanza. 01:06:12 Papa Francisco - Rvdo.: Guillermo Ortiz: - Nuestra vida misma, en cuanto «espíritu», tiene necesidad de ser educada,
corregida, alentada, consolada. Esta es una palabra muy importante en la Biblia: pensemos en el libro de la consolación de Israel, del profeta Isaías. Necesitamos
que otros nos aconsejen, nos perdonen, nos aguanten y recen por nosotros. 01:06:44 Papa Francisco - Rvdo.: Guillermo Ortiz: - La familia es la que practica estas obras de misericordia de manera tan
ajustada y desinteresada que no se nota, pero basta que en una familia con niños pequeños falte la mamá para que todo se quede en la miseria. La miseria más
absoluta y crudelísima es la de un niño en la calle, sin papás, a merced de los buitres. 01:07:05 Papa Francisco - Rvdo.: Juan Pacheco: - Hemos pedido la gracia de ser signo e instrumento, ahora se trata de «actuar»,
y no sólo de tener gestos sino de hacer obras, de institucionalizar, de crear una cultura de la misericordia, que no es lo mismo que una cultura de la beneficencia,
debemos distinguir. Puestos a obrar, sentimos inmediatamente que es el Espíritu el que moviliza, que lleva adelante estas obras. Y lo hace utilizando los signos e
instrumentos que desea, aunque a veces no sean los más aptos en sí mismos. 01:08:02 Papa Francisco - Rvdo.: Juan Pacheco: - Es más, se diría que para ejercitar las obras de misericordia el Espíritu
elige más bien los instrumentos más pobres, los más humildes e insignificantes, los más necesitados ellos mismos de ese primer rayo de la misericordia divina. Estos
son los que mejor se dejan formar y capacitar para realizar un servicio de verdadera eficacia y calidad. La alegría de sentirse «siervos inútiles», para aquellos a
los que el Señor bendice con la fecundidad de su gracia, y que él mismo en persona sienta a su mesa y les ofrece la Eucaristía, es una confirmación de estar
trabajando en sus obras de misericordia. 01:08:54 Papa Francisco - Rvdo.: Guillermo Ortiz: - A nuestro pueblo fiel le gusta unirse en torno a las obras de misericordia.
Basta venir a una de las audiencias generales de los miércoles y vemos cuántos hay: grupos de personas que se juntan para hacer obras de misericordia. Tanto en las
celebraciones —penitenciales y festivas— como en la acción solidaria y formativa, nuestro pueblo se deja juntar y pastorear de una manera que no todos advierten ni
valoran, aunque fracasen tantos otros planes pastorales centrados en dinámicas más abstractas. 01:09:49 Papa Francisco - Rvdo.: Guillermo Ortiz: - La presencia masiva de nuestro pueblo fiel en nuestros santuarios y
peregrinaciones, presencia anónima, pero anónima por exceso de rostros y por el deseo de hacerse ver sólo por Aquel y Aquella que los miran con misericordia, así
como por la colaboración también numerosa que, sosteniendo con su trabajo tanta obra solidaria, debe ser motivo de atención, de valoración y de promoción por
nuestra parte. Y para mí ha sido una sorpresa ver cómo estas organizaciones son tan fuertes aquí en Italia y reagrupan tanto al pueblo. 01:10:36 Papa Francisco - Rvdo.: Juan Pacheco: - Como sacerdotes, pedimos dos gracias al Buen Pastor, la de saber dejamos
guiar por el sensus fidei de nuestro pueblo fiel, y también por su «sentido del pobre». Ambos «sentidos» tienen que ver con su «sensus Christi», del cual habla san
Pablo, con el amor y la fe que nuestro pueblo tiene por Jesús. 01:10:58 Papa Francisco - Rvdo.: Guillermo Ortiz: - Terminamos rezando el Alma de Cristo, que es una hermosa oración para pedir
misericordia al Señor venido en carne, que nos misericordea con su mismo Cuerpo y Alma. Le pedimos que nos misericordee junto con su pueblo: a su alma, le pedimos
«santifícanos», a su cuerpo, le suplicamos «sálvanos», a su sangre, le rogamos «embriáganos», quítanos toda otra sed que no sea de ti, al agua de su costado, le
pedimos «lávanos»; a su pasión le rogamos «confórtanos», consuela a tu pueblo, Señor crucificado; en sus llagas suplicamos «hospédanos»... 01:12:13 Papa Francisco - Rvdo.: Guillermo Ortiz: - No permitas que tu pueblo, Señor, se aparte de ti. Que nada ni nadie nos
separe de tu misericordia, que nos defiende de las insidias del enemigo maligno. Así podremos cantar las misericordias del Señor junto con todos tus santos cuando
nos mandes ir a ti.
Oración del Anima Christi
Anima Christi, sanctifica me. Corpus Christi, salva me. Sanguis Christi, inebria me. Aqua lateris Christi, lava me. Passio Christi, conforta me. O bone Jesu, exaudi me. Intra tua vulnera absconde me. Ne permittas me separari a te. Ab hoste maligno defende me. In hora mortis meae voca me. Et iube me venire ad te, Ut cum Sanctis tuis laudem te. In saecula saeculorum. Amen
Alma de Cristo, santifícame. Cuerpo de Cristo, sálvame. Sangre de Cristo, embriágame. Agua del costado de Cristo, lávame. Pasión de Cristo, confórtame. ¡Oh, buen Jesús!, óyeme. Dentro de tus llagas, escóndeme. No permitas que me aparte de Ti. Del maligno enemigo, defiéndeme. En la hora de mi muerte, llámame. Y mándame ir a Ti. Para que con tus santos te alabe. Por los siglos de los siglos Amén.
01:17:30 Papa Francisco - Rvdo.: Guillermo Ortiz: - Está Concluyendo la Tercera Meditación 01:17:44 Papa Francisco - Rvdo.: Guillermo Ortiz: - Pido unos pocos minutos, para terminar. Alguna vez me han llegado
comentarios de sacerdotes que dicen: «Pero este Papa nos golpea mucho, nos riñe». Y algún bastonazo, alguna reprimenda se ha dado. Pero he de decir que he quedado
edificado por muchos sacerdotes, muchos sacerdotes buenos. De esos —los he conocido— que, cuando no había contestador automático, dormían con el teléfono sobre la
cómoda, y nadie moría sin los sacramentos; llamaban a cualquier hora y ellos se levantaban e iban. Buenos sacerdotes. Y agradezco al Señor esta gracia. 01:19:08 Papa Francisco - Rvdo.: Guillermo Ortiz: - Todos somos pecadores, pero podemos decir que hay muchos buenos, santos
sacerdotes, que trabajan en silencio y desapercibidos. A veces ocurre un escándalo, pero sabemos que hace más ruido un árbol que cae que un bosque que crece. 01:19:42 Papa Francisco - Rvdo.: Guillermo Ortiz: - Ayer recibí una carta. La he dejado allí entre aquellas personales. La he
abierto antes de venir y creo que ha sido el Señor quien me lo ha sugerido. Es de un párroco de Italia, párroco de tres pueblos. Creo que nos vendrá muy bien oír
este testimonio de un hermano nuestro. 01:20:11 Papa Francisco - Rvdo.: Guillermo Ortiz: - Está escrita el 29 de mayo, de hace pocos días. 01:20:12 Papa Francisco - Rvdo.: Guillermo Ortiz: - «Perdone la molestia. Aprovecho la ocasión que me ofrece un amigo
sacerdote, que en estos días está en Roma para el Jubileo sacerdotal, para hacerle llegar sin ninguna pretensión —la de un simple párroco de tres pequeñas
parroquias de montaña, prefiero que me llamen «pastorcito— algunas consideraciones sobre mi sencillo servicio pastoral, provocadas —se lo agradezco de corazón― por
algunas de las cosas que usted ha dicho y que me llaman cada día a la conversión. 01:21:02 Papa Francisco - Rvdo.: Guillermo Ortiz: - Soy consciente de que no le escribo nada nuevo. Ciertamente, usted ya ha
habrá escuchado estas cosas. Siento la necesidad de hacerme también yo portavoz. Me ha llamado la atención, me llama la atención la invitación que a menudo nos hace
a nosotros pastores a que tengamos olor a ovejas. Estoy en la montaña y sé bien lo que quiere decir. Se es sacerdote para sentir ese olor, que es el verdadero
perfume del rebaño. 01:22:08 Papa Francisco - Rvdo.: Guillermo Ortiz: - Sería realmente hermoso si el contacto diario y el trato asiduo de nuestro
rebaño, verdadera razón de nuestra llamada, no fuera sustituido por las tareas administrativas y burocráticas de la parroquia, de la escuela infantil y otras cosas.
Tengo la suerte de contar con laicos buenos y preparados que siguen estas cosas desde dentro. Pero existe siempre la responsabilidad jurídica del párroco, como
único representante legal. 01:22:41 Papa Francisco - Rvdo.: Guillermo Ortiz: - Por lo cual, al final, siempre tiene que ir corriendo a todas partes,
relegando a veces la visita a los enfermos, a las familias, como a lo último, y hecha tal vez con rapidez y de cualquier manera. Lo digo en primera persona, a veces
es muy frustrante ver que en mi vida de cura se corre mucho por el aparato burocrático y administrativo, dejando a la gente, al pequeño rebaño que se me ha
confiado, como abandonado a sí mismo. 01:23:12 Papa Francisco - Rvdo.: Guillermo Ortiz: - Créame, Santo Padre, es triste, y muchas veces me dan ganas de llorar por
esta falta. Uno trata de organizarse, pero al final, se cae en la vorágine de las cosas cotidianas. Como también otro aspecto, recordado por usted: la falta de
paternidad. Se dice que la sociedad actual carece de padres y madres. 01:23:47 Papa Francisco - Rvdo.: Guillermo Ortiz: - Me parece ver que a veces también nosotros renunciamos a esta paternidad
espiritual, reduciéndonos brutalmente a burócratas de lo sagrado, con la triste consecuencia de sentirnos abandonados a nosotros mismos. Una paternidad difícil, que
afecta también inevitablemente sobre nuestros superiores, ocupados comprensiblemente en tareas y problemas, cayendo en el riesgo de tener con nosotros una relación
formal, ligada más a la gestión de la comunidad que a nuestra vida de hombres, de creyentes y de curas. 01:24:31 Papa Francisco - Rvdo.: Guillermo Ortiz: - Todo esto —y termino— no quita en cualquier caso la alegría y la pasión de
ser sacerdote para la gente y con la gente. Aunque a veces como pastor no tengo olor a oveja, me conmueve siempre mi rebaño que no ha perdido el olor del pastor.
Qué bonito, Santo Padre, cuando nos damos cuenta de que las ovejas no nos dejan solos, tienen el termómetro de nuestra estar allí por ellos, y si por casualidad el
pastor se sale del camino y se pierde, ellos lo agarran y lo sostienen con la mano. 01:25:18 Papa Francisco - Rvdo.: Guillermo Ortiz: - Nunca dejaré de dar gracias al Señor porque siempre nos salva a través de
su rebaño, el rebaño que se nos ha confiado, la gente sencilla, buena, humilde y tranquila: ese rebaño que es la verdadera gracia del pastor. De manera confidencial
le he hecho llegar estas pequeñas y sencillas consideraciones, porque usted está cerca del rebaño, es capaz de entender y puede seguir ayudándonos y sosteniéndonos.
Rezo por usted y le doy las gracias, también por esos «tirones de orejas» que siento necesario en mi camino, son los bastonazos. 01:26:33 Papa Francisco - Rvdo.: Guillermo Ortiz: - Bendígame, Papa Francisco, y rece por mí y por mis parroquias». Firma y al
final ese gesto propio de los pastores: «Le dejo una pequeña ofrenda. Rece por mis comunidades, en particular por algunos enfermos graves y algunas familias con
dificultades económicas y no sólo. Gracias». 01:27:21 Papa Francisco - Rvdo.: Guillermo Ortiz: - Este es un hermano nuestro. Hay muchos de estos, hay muchos, son tantos.
También aquí ciertamente. Muchos. Nos muestra el camino. Y seguimos adelante. No perder la oración. Recen como puedan, y si se duermen delante del Santísimo,
Sagrario, bendito sea. Pero recen. No pierdan esto. No pierdan el dejarse mirar por la Virgen y mirarla como Madre. No pierdan el celo, traten de hacer…
No pierdan la cercanía y la disponibilidad con la gente y también, déjenme que les diga, no pierdan el sentido del humor. Y sigamos adelante. 01:28:20 Rvrdo.: Guillermo Ortiz: - Cierra así la Tercera Meditación, la Tercera Meditación, del Retiro Espiritual, de los Sacerdotes
en el Jubileo de la Misericordia, Radio Vaticana, http://www.radiovaticana.va. Cliclanco allí en Español encuentra todo el material, del Papa y del Vaticano. Tanto
en Texto, estos Textos, el Audio de estas Meditaciones, en cualquier momento, también la que acaba de terminar. Y Imagenes y Videos, gracias de Papa Francisco.
Gracias por sintonizar nuestra frecuencia, a tantas Emisoras de Radio y de Televisión. 01:30:26 Rvrdo.: Guillermo Ortiz: - Gracias y Bendición, fin de la Transmisión de Radio Vaticana.