Mass for the Canonization of three Blessed
Emitido en directo el 12 may. 2013
On the 7th Easter Sunday, Pope Francis celebrates in piazza San Pietro the Papal Mass for the Canonization of the Blessed Antonio Primaldo and Companions, Laura of Saint Catherine of Siena and of Maria Guadalupe García Zavala. Then he recites the Regina Coeli.
Libreto de Misa
Santa Misa y Canonización Antonio Primaldo y compañeros mártires
Popular Televisión R.Murcia
Emitido en directo el 12 may. 2013
El séptimo domingo de Pascua tendrá lugar en la Plaza de San Pedro, a las 9:30 horas de la mañana, la Santa Misa y canonización de los beatos: Antonio Primaldo y compañeros mártires, Laura de Santa Catalina de Siena y María Guadalupe García Zavala.
Holy Mass and Canonizations - 2013.05.12
BEATI
ANTONIO PRIMALDO E COMPAGNI
Martiri
LAURA DI SANTA CATERINA DA SIENA
MONTOYA Y UPEGUI
Vergine
Fondratrice della Congregazione delle Suore Missionarie
della Beata Vergine Maria Immacolata di Santa Caterina da Siena
MARIA GUADALUPE GARCÍA ZAVALA
Vergine
Cofondratrice della Congregazione delle Serve di Santa
Margherita Maria e dei Poveri
I
PROFILO BIOGRAFICO DEI BEATI
Il martirio di ANTONIO PRIMALDO E COMPAGNI si inquadra storicamente nel contesto bellico che si determinò per molto tempo nei rapporti tra l'Europa e l'Impero Ottomano. A seguito della caduta di Costantinopoli in mano agli Ottomani, nel 1453, e l'assedio a Belgrado, nel 1456, l'Imperatore Maometto II, sovrano dell'Impero Ottomano, tentò invano, nel 1479, la conquista dell'isola di Rodi.
Puntò allora sull'estrema costa d'Italia, la più vicina ai porti dell'Albania già in suo possesso. I Turchi si avvicinarono alla Città di Otranto con circa 150 navi e 15.000 uomini. La Città contava 6000 abitanti ed era abbandonata dalle milizie aragonesi, impegnate in Toscana. Appena dopo l'assedio, fu avanzata richiesta di resa come abiura alla fede in Cristo e la conversione all'Islam. Di fronte al rifiuto, la Città fu bombardata e, il 12 agosto, cadde nelle mani degli invasori, che la saccheggiarono e uccisero l'Arcivescovo Stefano Pendinelli, canonici, religiosi e fedeli nella Cattedrale.
Il giorno dopo, il comandante Gedik Achmet Pascià ordinò che tutti gli uomini superstiti, circa ottocento dai quindici anni in su, fossero condotti presso l'accampamento turco e obbligati ad apostatare. Istantanea e decisa fu la risposta che a nome di tutti venne data da Antonio Pezzulla, denomato Primaldo, un umile cimatore di panni. Dichiarò che «essi tenevano Gesù Cristo per figliolo di Dio e loro Signore e vero Dio, e che piuttosto volevano mille volte morire che rinnegarlo e farsi Turchi».
Achmet Pascià ordinò allora l'immediata esecuzione capitale. Ebbero la testa o il corpo tagliali. Per un anno i corpo giacquero insepolti sul luogo del supplizio dove vennero ritrovati dalle truppe inviate a liberare Otranto. Nel giugno 1481, furono deposti nella vicina chiesa "al fonde della Minerva" e trasferiti il 13 ottobre seguente, nella Cattedrale. Agli inizi del 1500 fu eretta una Cappella all'interno della Cattedrale per accogliere definitivamente le Reliquie dei Martiri, meta ininterrotta di pellegrinaggi. La Chiesa Idruntina il 14 agosto ne celebra solennemente la memoria.
The sacrifice of ANTONIO PRIMALDO AND COMPANIONS must be placed within the historical context of the wars that determined relations between Europe and the Ottoman Empire for a long period of time. After the fall of Constantinople in 1453 and siege of Belgrade in 1456, Emperor Mehmed II, sovereign of the Ottoman Empire, tried unsuccessfully to conquer the Islan of Rhodes.
Thereafter, he turned his attention to the southeastern coast of Italy, closest to Albania, already conquered by him. The Turks closed in on the city of Otranto with a fleet made up of 150 warships and 15000 soldiers. At that time, Otranto had a population of 6000 inhabitants, left unprotected by the Aragon militia that was engaged in Tuscany. Once the siege began, they were invited to surrender by abjuring their faith in Christ and converting to Islam. Having refused, the city was bombarded, and on 12 August it fell to the invaders. The sacked it and killed Archbishop Stefano Pendinelli, the canons, religious and faithful in the Cathedra.
The following day, the commanding officer, Gedik Ahmed Pasha, ordered that all surviving men - about 800 aged 15 or older - were to be brought to the Turkish camp and force to abjure. The reply given on their behalf by Antonio Pezzulla, known as Il Primaldo, a humble shoemaker, was firm and prompt. He declared that "they held Jesus Christ as God's son, their Lord and true God, and they preferred to die a thousand times over than to deny Him and become Turks".
Ahmed Pasha ordered capital punishment immediately. Their heads were cut off or their bodies mutilated. For over a year their corpses lay unburied still in the place of execution, until discovered by the troops sent to liberate Otranto. In June 1481, they were buried at the nearby church of "the well of Minerva", and on 13 October of the following year were transferred to the Cathedral. At the beginning of the year 1500, a Chapel was built within the Cathedral as a permanent resting place for the Relics of the Martyrs, a place which attracts a constant flow of pilgrims. The Church which is in Otranto solemnly celebrates their memorial on August 14 each year.
El martirio de ANTONIO PRIMALDO Y COMPAÑEROS se encuadra históricamente en el contexto bélico que dominó durante mucho tiempo las relaciones entre Europa y el Imperio Otomano. Tras la caída de Constantinopla en manos de los otomanos en 1453, y el asedio de Belgrado en 1456, el emperador Mohamed II, soberano del Imperio Otomano, trató en vano la conquista de la isla de Rodas en 1479.
Se dirigó entonces hacia el extremo de la costa de Italia, la más cercana a los puertos de Albania, ya bajo su dominio. Los turcos se acercaron a la ciudad de Otranto con unas 150 naves y 15.000 hombres. La ciudad tenía 6.000 habitantes y había sido abandonada por las milicias aragonesas, empeñadas en Toscana. Apenas comenzado el asedio, se les intimó la rendición como renuncia a la fe en Cristo y conversión al Islam. Al ser rechazada, bombardearon la ciudad, que el 12 de agosto cayó en manos de los invasores, que la saquearon y mataron al arzobispo Esteban Pendinelli, a los canónigos, religiosos y fieles en la catedral.
Al día siguiente, el comandante Gedik Ahmed Pasha ordenó que llevaran a todos los hombres supervivientes al campamento turco, unos 800 de 15 años para arriba, y se les obligara a apostatar. La respuesta en nombre de todos de Antonio Pezzulla, llamado Primaldo, un humilde tundidor de paños, fue inmediata y firme. Declaró que «ellos consideraban a Jesucristo como Hijo de Dios, su Señor y Dios verdadero; y que preferían mil veces morir antes que renegarlo y hacerse musulmanes».
El Gedik Ahmed Pasha, ordenó entonces la ejecución capital inmediata. Les cortaron la cabeza o el cuerpo. Los cuerpos quedaron insepultos durante un año en el lugar del suplicio, donde fueron encontrados por las tropas enviadas para liberar Otranto. En junio de 1481 fueron llevados a la iglesia cercana "a la fuente de Minerva", y trasladados el 13 de octubre siguiente a la Catedral. A comienzos de 1500 se erigió una capilla dentro de la Catedral para acoger definitivamente las reliquias de los mártires, meta constante de peregrinaciones. La Iglesia de Otranto celebra solemnemente su memoria el 14 de agosto.
The sacrifice of LAURA MONTOYA Y UPEGUI nacque a Gericó (Antioquia, Colombia) il 26 maggio 1874 da genitori, Juan de la Cruz Montoya e Dolores Upegui, profondamente cristiani. Fu battezzata il medesimo giorno e il sacerdote le impose il nome di Maria Laura di Gesù. Quando aveva due anni suo padre fu assassinato durante la cruenta guerra fratricida per difendere la religione e la patria, i loro beni sequestrati e la famiglia ridotta in estrema povertà. Sua madre le insegnò a perdonare e a temprare il suo carattere con sentimenti cristiani. Sin da giovanissima, visse forti esperienze trinitarie che contribuirono ad una costante ascesa verso una dimensione mistica.
Rimasta orfana, a 16 anni entra nella "Normal de Institutoras"a Medellin. Conclusi gli studi, sente di dover realizzare quello che lei chiamava "l'Opera degli indios". Nel 1907, mentre si trovava a Marinilla, scrive: «Mi vidi in Dio e come se mi avvolgesse con la sua paternità facendomi madre, nel modo più intenso, degli infedeli. Mi causavano dolore come veri figli» L'ardente "Sitio" - Ho sete! - di Cristo sulla croce, la spinge ad appagare questa sete del crocifisso e ad un lavoro eroico al servizio degli indigeni della selva che la porta, nel 1914, sostenuta da Mons. Maximiliano Crespo Vescovo di Santa Fe d'Antioquia, a fondare la congregazione delle "Missionarie di Maria Immacolata e Santa Caterina da Siena". Comprende la dignità umana e la vocazione divina degli indigeni: vuole inserirsi nella loro cultura e vita quotidiana, abbattendo il muro della discriminazione razziale in coloro che la giudicavano e non comprendevano quel desiderio di diffondere la fede e la conoscenza di Dio fino agli angoli più remoti ed inaccessibili, offrendo una catechesi viva del Vangelo.
Passò gli ultimi nove anni della sua vita sulla sedia a rotelle, continuando il suo apostolato della parola e della penna. Morì a Medellín il 21 ottobre 1949, dopo una lunga agonia.
The sacrifice of LAURA MONTOYA Y UPEGUI was born in Gericó (Antioquia, Colombia) on 26 May 1874. Her parents, Juan de la Cruz Montoya and Dolores Upegui, were deeply religious. She was baptized on the same day and given the name of Maria Laura of Jesus. When she was 2 years old, her father was killed during the war to defend his religion and his country and their estates were seized. Her family was obliged to live in extreme poverty: her mother taught Laura to forgive and temper her personality with christian feelings. When she was very young, she had strong experiences of God's love that fostered in her a mystic dimension.
At 16, and an orphan, she began to frequent the school "Normal de Institutoras" in Medellín. After graduating, she felt drawn to helping the indigineous peoples of South America and decided to found what she would call "Works of the Indians". In 1907, while she was at Marinilla, she wrote: 'I saw myself in God and it was as if He were wrapping me with his fatherhood, making me mother, mother of those without faith. They caused me to suffer for them as if they were really were my children.' Christ's ardent "Sitio" - "I thirst" - on the Cross led her to quench this thirst of the crucified Lord, giving herself to the service of the indinginous living in rainforests and in 1914 - thanks to the support of Mons. Maximiliano Crespo, Bishop of Santa Fe in Antioquia - she decided to found a religious congregation "The Missionaries of Mary Immaculate and Saint Catherine of Siena". She understood the human dignity and divine vocation of indiginous peoples, so she wanted to share their culture and daily life, fighting racial discrimination and those people who judged her and were unable to understand her desire to bring faith and knowledge of God to the most distant and inaccessable places, in this way giving witess to the Gospel.
The sacrifice of LAURA MONTOYA Y UPEGUI nació en Jericó (Antioquia, Colombia) el 26 de Mayo de 1874; sus padres, Juan de la Cruz Montoya y Dolores Upegui, eran profundamente cristianos. Recibió el Bautismo ese mismo día y el sacerdote le impuso el nombre de Maria Laura de Jesús. Cuando Laura tenía dos años su padre fue asesinado, durante una guerra cruel y fraticida, por defender la religión y la patria, y sus bienes fueron confiscados; su familia quedó en extrema pobreza. Su madre le enseñó a perdonar y a fortalecer su carácter con sentimientos cristianos. Desde niña, vivió intensas experiencias trinitarias que la llevaron a crecer constantemente en una dimensión mística.
Quedó huérfana e ingresó a los 16 años en la "Normal de Institutoras de Medellín". Concluidos los estudios, se siente llamada a realizar lo que ella llamaba "la Obra de los indios". En 1907 estando en la población de Marinilla, escribe: «me vi en Dios y como que me arropaba con su paternidad haciéndome madre, del modo más intenso, de los infieles. Me dolían como verdaderos hijos». El ardiente "Sitio" - Tengo sed - de Cristo en la Cruz, la impulsa a saciar esta sed del crucificado y a un trabajo heroico al servicio de los indígenas de la selva que la lleva, en 1914, apoyada por Mons. Maximiliano Crespo, obispo de Santa Fe de Antioquia, a fundar la congregación de las "Misioneras de María Inmaculada y Santa Catalina de Siena." Comprendiendo la dignidad humana y la vocación divina de los indígenas, se inserta en su cultura y en su vida cotidiana, derribando el muro de discriminación racial de quienes la juzgaban y no comprendían el anhelo de extender la fe y el conocimiento de Dios hasta los lugares más remotos e inaccesibles, brindando una catequesis viva del Evangelio.
Pasó los últimos nueve años en silla de ruedas sin dejar su apostolado de la palabra y de la pluma. Después de una larga agonía, murió en Medellín el 21 de octubre de 1949.
The sacrifice of MARIA GUADALUPE GARCÍA ZAVALA Fondatrice della Congregazione delle Serve di Santa Margherita Maria e dei Poveri, nacque a Zapopan, Jalisco, in Messico il 27 aprile 1878. Suoi genitori furono Fortino García e Rifugio Zavala.
Lupita aveva fama di essere una giovane molto carina e simpatica, semplice e trasparente nei modi, amabile e servizievole con tutti. Fu fidanzata con Gustavo Arreola, e ormai promessa in matrimonio all'età di 23 anni, sentì la chiamata del Signore a consacrarsi alla vita religiosa con particolare attenzione verso i malati e i poveri.
Confidò questa sua inquietudine al suo direttore spirituale, Padre Cipriano Iñiguez, che a sua volta le disse di aver egli pure avuto l'ispirazione di fondare una Congregazione Religiosa per prendersi cura degli ammalati dell'Ospedale e la invitava a cominciare questo lavoro; fu così che insieme fondarono la Congregazione religiosa delle "Serve di Santa Margherita Maria e dei Poveri.".
Madre Lupita fu eletta Superiora Generale della Congregazione, carica che ricoprì tutta la vita, e, sebbene provenisse da una famiglia di ceto agiato, seppe adattarsi con gioia ad una vita estremamente sobria ed insegnò alle Suore della Congregazione ad amare la povertà per potersi dedicare meglio agli infermi. L'Ospedale attraversò un momento di grave difficoltà economica e Madre Lupita chiese il permesso al proprio direttore spirituale di poter mendicare per la strada, e ottenuta l'autorizzazione, lo fece con altre consorelle per vari anni, finché riuscì a risolvere il problema del sostentamento dei malati.
Si addormentò nel Signore il 24 giugno 1963 a Guadalajara, Jalisco, Messico all'età di 85 anni, e da allora gode di una solida fama di santità.
Fu beatificata il 25 aprile 2004 da Sua Santità Giovanni Paolo II.
The sacrifice of MARIA GUADALUPE GARCÍA ZAVALA founder of the religious Congregation "Las Siervas de Santa Margarita María y de los Pobres" (The Servants of Saint Margaret Mary and of the Poor), was born in Zapopan, Jalisco, México on April 27, 1878. Her parents were Fortino Garcia and Refugio Zavala de García.
She was known for her beauty and friendliness, yet she was natural and candid and always treated everyone kindly and in a spirit of service. She was engaged to be married to Gustavo Arreola, but when she was 23, felt that she had been called by our Lord to devote herself to the religious life and especially to dedicate herself to the sick and the poor.
She confided this desire to her spiritual director, Father Cipriano Iñiguez, who told her that he too had an idea to found a religious congregation to look after the sick in hospitals, and he encouraged her to take up this work. Thus it was that together they founded the Religious Congregation "Siervas de Santa Margarita Maria y de los Pobres."
Mother Lupita was appointed Mother General of the Congregation, a position which she held for the rest of her life. Although she came from a well-to-do family, she very happily adapted herself to an extremely simple way of living and taught the Sister of the Congregation to love poverty in order to give more of themselves to the poor. There was a time when the hospital went through a period of serious financial difficulties, and Mother Lupita asked permission of her spiritual director to go questing in the streets. Having obtained the permission to do so, she and the other sisters did so for many years until the challenges were overcome.
She returned to the Lord on June 24, 1963, in Guadalajara, Jalisco, Mexico, at the age of 85, and since then has been renowned for her sanctity.
She was declared Blessed on April 25, 2004, by His Holiness Pope John Paul II.
The sacrifice of MARIA GUADALUPE GARCÍA ZAVALA fundadora de la Congregación religiosa de las Siervas de Santa Margarita Maria y de los Pobres, nació en Zapopan, Jalisco, México, el 27 de abril de 1878. Sus padres fueron Fortino García y Refugio Zavala.
Lupita tenía fama de ser una joven my bonita y muy simpática, sin dejar de ser sencilla y transparente en su trato, amable y servicial con todos. Fue novia de Gustavo Arreola, y ya prometida en matrimonio a la edad de 23 años, sintió la llamada del Señor para consagrarse en la vida religiosa, sobre todo atendiendo a los enfermos y a los pobres.
Le contó esta inquietud a su director espiritual, el Padre Cipriano Iñiguez, quien le dijo que a su vez, él había tenido la inspiración de fundar una Congregación Religiosa para atender a los enfermos del Hospital y la invitaba a comenzar esta labor, y fue así que entre los dos fundaron la Congregación religiosa de "Siervas de Santa Margarita Maria y de los Pobres."
La Madre Lupita fue elegida Superiora General de la Congregación, cargo que tuvo durante toda su vida, y aunque provenía de una familia distinguida, supo adaptarse con alegría a una vida extremadamente sobria y enseñó a las Hermanas de la Congregación a amar la probreza para poder donarse más a los enfermos. Hubo un periódo de graves dificultades económicas en el Hospital y la Madre Lupita pidió permiso a su director espiritual para mendigar por las calles y, obtenida la autorización, lo hizo junto con otras hermanas durante varios años, hasta que se solucionaron los problemas para sustentar a los enfermos.
Se durmió en el Señor el 24 de junio de 1963 en Guadalajara, Jalisco, México, a la edad de 85 años, gozando desde entonces de una sólida fama de santidad.
Fue beatificada por Su Santidad Juan Pablo II, el 25 de abril de 2004.
II
RITO DELLA CANONIZZAZIONE
E
CELEBRAZIONE EUCARISTICA
Litaniæ Sanctorum
La schola e successivamente l'assemblea:
Litaniae Sanctorum | Coro Repite |
---|---|
Ky-ri- e, e-le- i-son, | R. Kyrie, eleison. |
Christe, e-le- i-son, | R. Christe, eleison. |
Ky-ri- e, e-le- i-son, | R. Kyrie, eleison. |
Sancta Ma-ri- a, Ma-ter De-i, | R. o- ra pro no-bis. |
Sancte Micha-el, | R. o- ra pro no-bis. |
Sancti Ange- li De- i, | R. o-ra-te pro no-bis. |
Sancte Ioannes Baptista, | R. ora pro nobis. |
Sancte Ioseph, | R. ora pro nobis. |
Sancte Petre, | R. ora pro nobis. |
Sancte Paule, | R. ora pro nobis. |
Sancte Andrea, | R. ora pro nobis. |
Sancte Iacobe, | R. ora pro nobis. |
Sancte Ioannes, | R. ora pro nobis. |
Sancte Thoma, | R. ora pro nobis. |
Sancte Iacobe, | R. ora pro nobis. |
Sancte Philippe, | R. ora pro nobis. |
Sancte Bartholomæe, | R. ora pro nobis. |
Sancte Matthæe, | R. ora pro nobis. |
Sancte Simon, | R. ora pro nobis. |
Sancte Thaddæe, | R. ora pro nobis. |
Sancte Matthia, | R. ora pro nobis. |
Sancta Maria Magdalena, | R. ora pro nobis. |
Sancte Stephane, | R. ora pro nobis. |
Sancte Ignati Antiochene, | R. ora pro nobis. |
Sancte Laurenti, | R. ora pro nobis. |
Sancta Perpetua et Felicitas, | R. orate pro nobis. |
Sanctae Agnes, | R. ora pro nobis. |
Sancte Gregori, | R. ora pro nobis. |
Sancte Augustine, | R. ora pro nobis. |
Sanctae Athanasi, | R. ora pro nobis. |
Sancte Basili, | R. ora pro nobis. |
Sancte Martine, | R. ora pro nobis. |
Sancte Benedicte, | R. ora pro nobis. |
Sancti Francisce et Dominice, | R. orate pro nobis. |
Sancte Francisce Xavie, | R. ora pro nobis. |
Sancte Ioannes Maria Vianney, | R. ora pro nobis. |
Sancta Catharina Senensis, | R. ora pro nobis. |
Sancta Teresia a Iesu, | R. ora pro nobis. |
Omnes sancti et sanctæ Dei, | R. orate pro nobis. |
Pro-pi- ti- us es- to, | R. li-be-ra nos, Domi-ne. |
Ab omni malo, | R. libera nos, Domine. |
Ab omni peccato, | R. libera nos, Domine. |
A morte perpetua, | R. libera nos, Domine. |
Per incarnationem tuam, | R. libera nos, Domine. |
Per mortem et resurrectionem tuam, | R. libera nos, Domine. |
Per effusionem Spiritus Sancti, | R. libera nos, Domine. |
Pecca- to- res, | R. te rogamus, audi nos. |
Iesu, Fili Dei vivi, | R. te rogamus, audi nos. |
Christe, audi nos. | R. Christe, audi nos. |
Christe, exaudi nos. | R. Christe, exaudi nos. |