03.05.2009 - Ordenación de Presbiteros
Alla folla e ai suoi discepoli, Gesù dichiara: «Uno solo è il Padre vostro» (Mt 23, 9). In effetti, non vi èaltra paternità che quella di Dio Padre, l’unico Creatore « del mondo visibile ed invisibile». È stato dato però all’uomo, creato ad immagine di Dio, di partecipare all’unica paternità di Dio (cfr Ef 3, 15). San Giuseppe manifesta ciò in maniera sorprendente, lui che èpadre senza aver esercitato una paternità carnale. Non èil padre biologico di Gesù, del quale Dio solo èil Padre, e tuttavia egli esercita una paternità piena e intera. Essere padre èinnanzitutto essere servitore della vita e della crescita. San Giuseppe ha dato prova, in questo senso, di una grande dedizione. Per Cristo ha conosciuto la persecuzione, l’esilio e la povertà che ne deriva. Ha dovuto stabilirsi in luogo diverso dal suo villaggio. La sua sola ricompensa fu quella di essere con Cristo. Questa disponibilità spiega le parole di san Paolo: «Servite il Signore che è Cristo!» (Col 3, 24).
Si tratta di non essere un servitore mediocre, ma di essere un servitore «fedele e saggio». L’abbinamento dei due aggettivi non è casuale: esso suggerisce che l’intelligenza senza la fedeltà e la fedeltà senza la saggezza sono qualità insufficienti. L’una sprovvista dell’altra non permette di assumere pienamente la responsabilità che Dio ci affida.
Cari fratelli sacerdoti, questa paternità voi dovete viverla nel vostro ministero quotidiano. In effetti, la Costituzione conciliare Lumen gentium sottolinea: i sacerdoti «abbiano poi cura, come padri in Cristo, dei fedeli che hanno spiritualmente generato col battesimo e l’insegnamento» (n. 28). Come allora non tornare continuamente alla radice del nostro sacerdozio, il Signore Gesù Cristo? La relazione con la sua persona ècostitutiva di ciò che noi vogliamo vivere, la relazione con lui che ci chiama suoi amici, perché tutto quello che egli ha appreso dal Padre ce l’ha fatto conoscere (cfr Gv 15, 15). Vivendo questa amicizia profonda con Cristo, troverete la vera libertà e la gioia del vostro cuore. Il sacerdozio ministeriale comporta un legame profondo con Cristo che ci èdonato nell’Eucaristia. Che la celebrazione dell’Eucaristia sia veramente il centro della vostra vita sacerdotale, allora essa sarà anche il centro della vostra missione ecclesiale. In effetti, per tutta la nostra vita, il Cristo ci chiama a partecipare alla sua missione, a essere testimoni, affinché la sua Parola possa essere annunciata a tutti. Celebrando questo sacramento a nome e nella persona del Signore, non è la persona del prete che deve essere posta in primo piano: egli è un servitore, un umile strumento che rimanda a Cristo, poiché Cristo stesso si offre in sacrificio per la salvezza del mondo. «Chi governa sia come colui che serve» (Lc 22, 26), dice Gesù. Ed Origene scriveva: «Giuseppe capiva che Gesù gli era superiore pur essendo sottomesso a lui in tutto e, conoscendo la superiorità del suo inferiore, Giuseppe gli comandava con timore e misura. Che ciascuno rifletta su questo: spesso un uomo di minor valore è posto al di sopra di gente migliore di lui e a volte succede che l’inferiore ha più valore di colui che sembra comandargli. Quando chi ha ricevuto una dignità comprende questo non si gonfierà di orgoglio a motivo del suo rango più elevato, ma saprà che il suo inferiore può essere migliore di lui, così come Gesù èstato sottomesso a Giuseppe» (Omelia su san Luca XX, 5, S.C. p. 287).
Cari fratelli nel sacerdozio, il vostro ministero pastorale richiede molte rinunce, ma è anche sorgente di gioia. In relazione confidente con i vostri Vescovi, fraternamente uniti a tutto il presbiterio, e sostenuti dalla porzione del Popolo di Dio che vi èaffidata, voi saprete rispondere con fedeltà alla chiamata che il Signore vi ha fatto un giorno, come egli ha chiamato Giuseppe a vegliare su Maria e sul Bambino Gesù! Possiate rimanere fedeli, cari sacerdoti, alle promesse che avete fatto a Dio davanti al vostro Vescovo e davanti all’assemblea. Il Successore di Pietro vi ringrazia per il vostro generoso impegno al servizio della Chiesa e vi incoraggia a non lasciarvi turbare dalle difficoltà del cammino! Ai giovani che si preparano a unirsi a voi, come a coloro che si pongono ancora delle domande, vorrei ridire questa sera la gioia che si ha nel donarsi totalmente per il servizio di Dio e della Chiesa. Abbiate il coraggio di offrire un «sì» generoso a Cristo!
Si tratta di non essere un servitore mediocre, ma di essere un servitore «fedele e saggio». L’abbinamento dei due aggettivi non è casuale: esso suggerisce che l’intelligenza senza la fedeltà e la fedeltà senza la saggezza sono qualità insufficienti. L’una sprovvista dell’altra non permette di assumere pienamente la responsabilità che Dio ci affida.
Cari fratelli sacerdoti, questa paternità voi dovete viverla nel vostro ministero quotidiano. In effetti, la Costituzione conciliare Lumen gentium sottolinea: i sacerdoti «abbiano poi cura, come padri in Cristo, dei fedeli che hanno spiritualmente generato col battesimo e l’insegnamento» (n. 28). Come allora non tornare continuamente alla radice del nostro sacerdozio, il Signore Gesù Cristo? La relazione con la sua persona ècostitutiva di ciò che noi vogliamo vivere, la relazione con lui che ci chiama suoi amici, perché tutto quello che egli ha appreso dal Padre ce l’ha fatto conoscere (cfr Gv 15, 15). Vivendo questa amicizia profonda con Cristo, troverete la vera libertà e la gioia del vostro cuore. Il sacerdozio ministeriale comporta un legame profondo con Cristo che ci èdonato nell’Eucaristia. Che la celebrazione dell’Eucaristia sia veramente il centro della vostra vita sacerdotale, allora essa sarà anche il centro della vostra missione ecclesiale. In effetti, per tutta la nostra vita, il Cristo ci chiama a partecipare alla sua missione, a essere testimoni, affinché la sua Parola possa essere annunciata a tutti. Celebrando questo sacramento a nome e nella persona del Signore, non è la persona del prete che deve essere posta in primo piano: egli è un servitore, un umile strumento che rimanda a Cristo, poiché Cristo stesso si offre in sacrificio per la salvezza del mondo. «Chi governa sia come colui che serve» (Lc 22, 26), dice Gesù. Ed Origene scriveva: «Giuseppe capiva che Gesù gli era superiore pur essendo sottomesso a lui in tutto e, conoscendo la superiorità del suo inferiore, Giuseppe gli comandava con timore e misura. Che ciascuno rifletta su questo: spesso un uomo di minor valore è posto al di sopra di gente migliore di lui e a volte succede che l’inferiore ha più valore di colui che sembra comandargli. Quando chi ha ricevuto una dignità comprende questo non si gonfierà di orgoglio a motivo del suo rango più elevato, ma saprà che il suo inferiore può essere migliore di lui, così come Gesù èstato sottomesso a Giuseppe» (Omelia su san Luca XX, 5, S.C. p. 287).
Cari fratelli nel sacerdozio, il vostro ministero pastorale richiede molte rinunce, ma è anche sorgente di gioia. In relazione confidente con i vostri Vescovi, fraternamente uniti a tutto il presbiterio, e sostenuti dalla porzione del Popolo di Dio che vi èaffidata, voi saprete rispondere con fedeltà alla chiamata che il Signore vi ha fatto un giorno, come egli ha chiamato Giuseppe a vegliare su Maria e sul Bambino Gesù! Possiate rimanere fedeli, cari sacerdoti, alle promesse che avete fatto a Dio davanti al vostro Vescovo e davanti all’assemblea. Il Successore di Pietro vi ringrazia per il vostro generoso impegno al servizio della Chiesa e vi incoraggia a non lasciarvi turbare dalle difficoltà del cammino! Ai giovani che si preparano a unirsi a voi, come a coloro che si pongono ancora delle domande, vorrei ridire questa sera la gioia che si ha nel donarsi totalmente per il servizio di Dio e della Chiesa. Abbiate il coraggio di offrire un «sì» generoso a Cristo!
Dall’omelia del Santo Padre BENEDETTO XVI
Celebrazione dei Vespri della solennità di San Giuseppe
Yaoundé (Cameroun), 18 marzo 2009
Celebrazione dei Vespri della solennità di San Giuseppe
Yaoundé (Cameroun), 18 marzo 2009
ELENCO DEGLI ORDINANDI
-
CAPUTO ORAZIO
nato a Acireale (Catania – Italia) il 25-10-1974 -
CAROSI SIMONE
nato a Roma il 23-11-1970 -
COLA ANDREA
nato a Roma il 27-05-1974 -
CORNACCHIOLA BRUNO
nato a Roma il 27-10-1979 -
DELLO IACOVO PASQUALE
nato a Grottaglie (Taranto - Italia) il 27-08-1970 -
EKEOMA CHIEMEKA RICHARD
nato a Obokwu (Obizi - Mbaise - Nigeria) il 29-01-1969 -
ALBANESE EMANUELE
nato a Roma il 13-10-1978 -
ALEXANDRE ISMARK
nato a Petion Ville di Port au Prince (Haiti) il 10-05-1974 -
ANGELELLI LUCA
nato a Roma il 06-03-1966 -
CAVALLINI ANDREA
nato a Roma il 20-12-1977 -
CELENT ROKO-ANTUN
nato a Spalato (Croazia) il 30-05-1981 -
CIROLI MARCO
nato a Brescia (Italia) il 21-06-1973 -
GIBIEC ZDENEK
nato a Třinec (Repubblica Ceca) il 24-08-1973 -
HERRERA RAMIREZ FRANCISCO ALEJANDRO
nato a Villa Prat (Cile) il 15-04-1980 -
LEE FELIX (SEONG MING)
nato a Ulsan (Sud Korea) il 23-04-1971 -
LILLI ENRICO
nato a Roma il 02-01-1958 -
MAZZUCCHI TOMMASO
nato a Genzano (Roma) il 06-10-1981 -
MORELLI TOMMASO
nato a Roma il 05-04-1972 -
ZUCARO LUIGI
nato a Roma il 01-07-1968
Canto di attesa
NON TEMERE
1. Non temere, Maria,
perché hai trovato grazia
presso il tuo Signore,
che si dona a te.
2. Non temere, Abramo,
la tua debolezza:
padre di un nuovo popolo
nella fede sarai. R.
3. Non temere, Mosè,
se tu non sai parlare,
perché la voce del Signore
parlerà per te. R.
4. Non temere, Giuseppe,
di prendere Maria,
perché in lei Dio compirà
il mistero d’Amore. R.
5. Pietro, no, non temere,
se il Signore ha scelto
la tua fede povera
per convincere il mondo. R.
RITI DI INTRODUZIONE
Mentre il Santo Padre, i Concelebranti, gli Ordinandi e i Ministri si avviano all’Altare si eseguono i
Canti d’ingresso
TU SEI PIETRO
Beato te, Simone, figlio di Giona,
perché né la carne, né il sangue te l’han rivelato,
ma il Padre mio che sta nei cieli, ed io ti dico:
Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa,
e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa.
Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa.
LO SPIRITO DEL SIGNORE
1. Lo Spirito di sapienza èsu di me,
per essere luce e guida sul mio cammino,
mi dona un linguaggio nuovo
per annunziare agli uomini,
la tua Parola di salvezza. R.
2. Lo Spirito di fortezza èsu di me,
per testimoniare al mondo la tua Parola,
mi dona il suo coraggio
per annunziare al mondo
l’avvento glorioso del tuo regno. R.
3. Lo Spirito del timore èsu di me,
per rendermi testimone del suo perdono,
purifica il mio cuore
per annunziare agli uomini
le opere grandi del Signore. R.
4. Lo Spirito della pace è su di me
e mi ha colmato il cuore della sua gioia,
mi dona un canto nuovo
per annunziare al mondo
il giorno di grazia del Signore. R.
5. Lo Spirito dell’amore è su di me,
perché possa dare al mondo la mia vita,
mi dona la sua forza
per consolare i poveri,
per farmi strumento di salvezza. R.
Il Santo Padre:
Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.
R. Amen.
... saluta l’assemblea:
La pace sia con voi.
R. E con il tuo spirito.
... introduce la celebrazione e l’atto penitenziale:
Fratelli e sorelle,
la gioia pasquale è oggi più intensa
per l’Ordinazione presbiterale di questi figli carissimi,
destinati a essere pastori per la Chiesa di Roma.
Essi, per il Battesimo,
sono già parte viva del popolo sacerdotale
ma, per l’imposizione delle mani,
saranno consacrati ministri di Cristo,
Maestro, Sacerdote e Pastore.
Con il loro servizio
contribuiranno a edificare il popolo di Dio
che è la Chiesa.
All’inizio di questa celebrazione
imploriamo, insieme con loro,
la misericordia del Padre
e domandiamo il perdono dei nostri peccati.
Dopo una breve pausa di silenzio, il cantore presenta le invocazioni:
Signore, tu che sei il buon Pastore
e offri la vita per le pecore,
abbi pietà di noi.
L’assemblea:
Il cantore:
Cristo, tu che donando lo Spirito
edifichi la tua Chiesa santa,
abbi pietà di noi.
L’assemblea:
Il cantore:
Signore, tu che sei l’eterno Sacerdote
della nuova alleanza,
abbi pietà di noi.
L’assemblea:
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