OMELIA
DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI
Messa Crismale, Giovedì Santo, 20 marzo 2008
Cari fratelli e sorelle,
ogni anno la Messa del Crisma ci esorta a rientrare in quel «sì» alla chiamata di Dio, che abbiamo pronunciato nel giorno della nostra Ordinazione sacerdotale.«Adsum—eccomi!», abbiamo detto come Isaia, quando sentì la voce di Dio che domandava: «Chi manderò e chi andrà per noi?». «Eccomi, manda me!», rispose Isaia (Is 6, 8). Poi il Signore stesso, mediante le mani del Vescovo, ci impose le mani e noi ci siamo donati alla sua missione. Successivamente abbiamo percorso parecchie vie nell’ambito della sua chiamata. Possiamo noi sempre affermare ciò che Paolo, dopo anni di un servizio al Vangelo spesso faticoso e segnato da sofferenze di ogni genere, scrisse ai Corinzi: «Il nostro zelo non vien meno in quel ministero che, per la misericordia diDio, ci è stato affidato» (cfr 2 Cor 4, 1)? «Il nostro zelo non vien meno». Preghiamo in questo giorno, affinché esso venga sempre riacceso, affinché venga sempre nuovamente nutrito dalla fiamma viva del Vangelo.
Allo stesso tempo, il Giovedì Santo è per noi un’occasione per chiederci sempre di nuovo: A che cosa abbiamo detto «sì»? Che cosa è questo «essere sacerdote di Gesù Cristo»? Il Canone II del nostro Messale, che probabilmente fu redatto già alla fine del II secolo a Roma, descrive l’essenza del ministero sacerdotale con le parole con cui, nel «Libro del Deuteronomio (18, 5. 7), veniva descritta l’essenza del sacerdozio veterotestamentario: astare coram te et tibi ministrare. Sono quindi due i compiti che definiscono l’essenza del ministero sacerdotale: in primo luogo lo «stare davanti al Signore». Nel Libro del Deuteronomio ciò va letto nel contesto della disposizione precedente, secondo cui i sacerdoti non ricevevano alcuna porzione di terreno nella Terra Santa — essi vivevano di Dio e per Dio. Non attendevano ai soliti lavori necessari per il sostentamento della vita quotidiana. La loro professione era «stare davanti al Signore» — guardare a Lui, esserci per Lui. Così, in definitiva, la parola indicava una vita alla presenza di Dio e con ciò anche un ministero in rappresentanza degli altri. Come gli altri coltivavano la terra, della quale viveva anche il sacerdote, così egli manteneva il mondo aperto verso Dio, doveva vivere con lo sguardo rivolto a Lui. Se questa parola ora si trova nel Canone della Messa immediatamente dopo la consacrazione dei doni, dopo l’entrata del Signore nell’assemblea in preghiera, allora ciò indica per noi lo stare davanti al Signore presente, indica cioè l’Eucaristia come centro della vita sacerdotale. Ma anche qui la portata va oltre. Nell’inno della Liturgia delle Ore che durante la quaresima introduce l’Ufficio delle Letture — l’Ufficio che una volta presso i monaci era recitato durante l’ora della veglia notturna davanti a Dio e per gli uomini – uno dei compiti della quaresima è descritto con l’imperativo: arctius perstemus in custodia — stiamo di guardia in modo più intenso. Nella tradizione del monachesimo siriaco, imonaci erano qualificati come «coloro che stanno in piedi»; lo stare in piedi era l’espressione della vigilanza. Ciò che qui era considerato compito dei monaci, possiamo con ragione vederlo anche come espressione della missione sacerdotale e come giusta interpretazione della parola del Deuteronomio: il sacerdote deve essere uno che vigila. Deve stare in guardia di fronte alle potenze incalzanti del male. Deve tener sveglio il mondo per Dio. Deve essere uno che sta in piedi: dritto di fronte alle correnti del tempo. Dritto nella verità. Dritto nell’impegno per il bene. Lo stare davanti al Signore deve essere sempre, nel più profondo, anche un farsi carico degli uomini presso il Signore che, a sua volta, si fa carico di tutti noi presso il Padre. E deve essere un farsi carico di Lui, di Cristo, della sua parola, della sua verità, del suo amore. Retto deve essere il sacerdote, impavido e disposto ad incassare per il Signore anche oltraggi, come riferiscono gli Atti degli Apostoli: essi erano «lieti di essere stati oltraggiati per amore del nome di Gesù» (5, 41).
Passiamo ora alla seconda parola, che il Canone II riprende dal testo dell’Antico Testamento – «stare davanti a te e a te servire». Il sacerdote deve essere una persona retta, vigilante, una persona che sta dritta. A tutto ciò si aggiunge poi il servire. Nel testo veterotestamentario questa parola ha un significato essenzialmente rituale: ai sacerdoti spettavano tutte le azioni di culto previste dalla Legge. Ma questo agire secondo il rito veniva poi classificato come servizio, come un incarico di servizio, e così si spiega in quale spirito quelle attività dovevano essere svolte. Con l’assunzione della parola «servire» nel Canone, questo significato liturgico del termine viene in un certo modo adottato — conformemente alla novità del culto cristiano. Ciò che il sacerdote fa in quel momento, nella celebrazione dell’Eucaristia, è servire, compiere un servizio aDio e un servizio agli uomini. Il culto che Cristo ha reso al Padre è stato il donarsi sino alla fine per gli uomini. In questo culto, in questo servizio il sacerdote deve inserirsi. Così la parola «servire» comporta molte dimensioni. Certamente ne fa parte innanzitutto la retta celebrazione della Liturgia e dei Sacramenti in genere, compiuta con partecipazione interiore. Dobbiamo imparare a comprendere sempre di più la sacra Liturgia in tutta la sua essenza, sviluppare una viva familiarità con essa, cosicché diventi l’anima della nostra vita quotidiana. È allora che celebriamo inmodo giusto, allora emerge da sé l’ars celebrandi, l’arte del celebrare. In quest’arte non deve esserci niente di artefatto. Deve diventare una cosa sola con l’arte del vivere rettamente. Se la Liturgia è un compito centrale del sacerdote, ciò significa anche che la preghiera deve essere una realtà prioritaria da imparare sempre di nuovo e sempre più profondamente alla scuola di Cristo e dei santi di tutti i tempi. Poiché la Liturgia cristiana, per sua natura, è sempre anche annuncio, dobbiamo essere persone che con la Parola di Dio hanno familiarità, la amano e la vivono: solo allora potremo spiegarla in modo adeguato. «Servire il Signore» — il servizio sacerdotale significa proprio anche imparare a conoscere il Signore nella sua Parola e a farLo conoscere a tutti coloro che Egli ci affida.
Fanno parte del servire, infine, ancora due altri aspetti. Nessuno è così vicino al suo signore come il servo che ha accesso alla dimensione più privata della sua vita. In questo senso «servire» significa vicinanza, richiede familiarità. Questa familiarità comporta anche un pericolo: quello che il sacro da noi continuamente incontrato divenga per noi abitudine. Si spegne così il timor riverenziale. Condizionati da tutte le abitudini, non percepiamo più il fatto grande, nuovo, sorprendente, che Egli stesso sia presente, ci parli, si doni a noi. Contro questa assuefazione alla realtà straordinaria, contro l’indifferenza del cuore dobbiamo lottare senza tregua, riconoscendo sempre di nuovo la nostra insufficienza e la grazia che vi è nel fatto che Egli si consegni così nelle nostre mani. Servire significa vicinanza, ma significa soprattutto anche obbedienza. Il servo sta sotto la parola: «Non sia fatta la mia, ma la tua volontà!» (Lc 22, 42). Con questa parola, Gesù nell’Orto degli ulivi ha risolto la battaglia decisiva contro il peccato, contro la ribellione del cuore caduto. Il peccato di Adamo consisteva, appunto, nel fatto che egli voleva realizzare la sua volontà e non quella di Dio. La tentazione dell’umanità è sempre quella di voler essere totalmente autonoma, di seguire soltanto la propria volontà e di ritenere che solo così noi saremmo liberi; che solo grazie aduna simile libertà senza limiti l’uomo sarebbe completamente uomo, diventerebbe divino. Maproprio così ci poniamo contro la verità. Poiché la verità è che noi dobbiamo condividere la nostra libertà con gli altri e possiamo essere liberi soltanto in comunione con loro. Questa libertà condivisa può essere libertà vera solo se con essa entriamo in ciò che costituisce la misura stessa della libertà, se entriamo nella volontà di Dio. Questa obbedienza fondamentale che fa parte dell’essere uomini, diventa ancora più concreta nel sacerdote: noi non annunciamo noi stessi, ma Lui e la sua Parola, che non potevamo ideare da soli. Non inventiamo la Chiesa così come vorremmo che fosse, ma annunciamo la Parola di Cristo in modo giusto solo nella comunione del suo Corpo. La nostra obbedienza è un credere con la Chiesa, un pensare e parlare con la Chiesa, un servire con essa. Rientra in questo sempre anche ciò che Gesù ha predetto a Pietro: «Sarai portato dove non volevi». Questo farsi guidare dove non vogliamo è una dimensione essenziale del nostro servire, ed è proprio ciò che ci rende liberi. In un tale essere guidati, che può essere contrario alle nostre idee e progetti, sperimentiamo la cosa nuova — la ricchezza dell’amore di Dio.
«Stare davanti a Lui e servirLo»: Gesù Cristo come il vero Sommo Sacerdote del mondo ha conferito a queste parole una profondità prima inimmaginabile. Egli, che come Figlio era edè il Signore, ha voluto diventare quel servo di Dio che la visione del Libro del profeta Isaia aveva previsto. Ha voluto essere il servo di tutti. Ha raffigurato l’insieme del suo sommo sacerdozio nel gesto della lavanda dei piedi. Con il gesto dell’amore sino alla fine Egli lava i nostri piedi sporchi, con l’umiltà del suo servire ci purifica dalla malattia della nostra superbia. Così ci rende capaci di diventare commensali di Dio. Egli è disceso, e la vera ascesa dell’uomo si realizza ora nel nostro scendere con Lui e verso di Lui. La sua elevazione è la Croce. È la discesa più profonda e, come amore spinto sino alla fine, è al contempo il culmine dell’ascesa, la vera «elevazione» dell’uomo. «Stare davanti a Lui e servirLo» — ciò significa ora entrare nella sua chiamata di servo diDio. L’Eucaristiacome presenza della discesa e dell’ascesa di Cristo rimanda così sempre, al di là di se stessa, ai molteplici modi del servizio dell’amore del prossimo. Chiediamo al Signore, in questo giorno, il dono di poter dire in tal senso nuovamente il nostro «sì» alla sua chiamata: «Eccomi. Manda me, Signore» (Is 6, 8). Amen.
ogni anno la Messa del Crisma ci esorta a rientrare in quel «sì» alla chiamata di Dio, che abbiamo pronunciato nel giorno della nostra Ordinazione sacerdotale.«Adsum—eccomi!», abbiamo detto come Isaia, quando sentì la voce di Dio che domandava: «Chi manderò e chi andrà per noi?». «Eccomi, manda me!», rispose Isaia (Is 6, 8). Poi il Signore stesso, mediante le mani del Vescovo, ci impose le mani e noi ci siamo donati alla sua missione. Successivamente abbiamo percorso parecchie vie nell’ambito della sua chiamata. Possiamo noi sempre affermare ciò che Paolo, dopo anni di un servizio al Vangelo spesso faticoso e segnato da sofferenze di ogni genere, scrisse ai Corinzi: «Il nostro zelo non vien meno in quel ministero che, per la misericordia diDio, ci è stato affidato» (cfr 2 Cor 4, 1)? «Il nostro zelo non vien meno». Preghiamo in questo giorno, affinché esso venga sempre riacceso, affinché venga sempre nuovamente nutrito dalla fiamma viva del Vangelo.
Allo stesso tempo, il Giovedì Santo è per noi un’occasione per chiederci sempre di nuovo: A che cosa abbiamo detto «sì»? Che cosa è questo «essere sacerdote di Gesù Cristo»? Il Canone II del nostro Messale, che probabilmente fu redatto già alla fine del II secolo a Roma, descrive l’essenza del ministero sacerdotale con le parole con cui, nel «Libro del Deuteronomio (18, 5. 7), veniva descritta l’essenza del sacerdozio veterotestamentario: astare coram te et tibi ministrare. Sono quindi due i compiti che definiscono l’essenza del ministero sacerdotale: in primo luogo lo «stare davanti al Signore». Nel Libro del Deuteronomio ciò va letto nel contesto della disposizione precedente, secondo cui i sacerdoti non ricevevano alcuna porzione di terreno nella Terra Santa — essi vivevano di Dio e per Dio. Non attendevano ai soliti lavori necessari per il sostentamento della vita quotidiana. La loro professione era «stare davanti al Signore» — guardare a Lui, esserci per Lui. Così, in definitiva, la parola indicava una vita alla presenza di Dio e con ciò anche un ministero in rappresentanza degli altri. Come gli altri coltivavano la terra, della quale viveva anche il sacerdote, così egli manteneva il mondo aperto verso Dio, doveva vivere con lo sguardo rivolto a Lui. Se questa parola ora si trova nel Canone della Messa immediatamente dopo la consacrazione dei doni, dopo l’entrata del Signore nell’assemblea in preghiera, allora ciò indica per noi lo stare davanti al Signore presente, indica cioè l’Eucaristia come centro della vita sacerdotale. Ma anche qui la portata va oltre. Nell’inno della Liturgia delle Ore che durante la quaresima introduce l’Ufficio delle Letture — l’Ufficio che una volta presso i monaci era recitato durante l’ora della veglia notturna davanti a Dio e per gli uomini – uno dei compiti della quaresima è descritto con l’imperativo: arctius perstemus in custodia — stiamo di guardia in modo più intenso. Nella tradizione del monachesimo siriaco, imonaci erano qualificati come «coloro che stanno in piedi»; lo stare in piedi era l’espressione della vigilanza. Ciò che qui era considerato compito dei monaci, possiamo con ragione vederlo anche come espressione della missione sacerdotale e come giusta interpretazione della parola del Deuteronomio: il sacerdote deve essere uno che vigila. Deve stare in guardia di fronte alle potenze incalzanti del male. Deve tener sveglio il mondo per Dio. Deve essere uno che sta in piedi: dritto di fronte alle correnti del tempo. Dritto nella verità. Dritto nell’impegno per il bene. Lo stare davanti al Signore deve essere sempre, nel più profondo, anche un farsi carico degli uomini presso il Signore che, a sua volta, si fa carico di tutti noi presso il Padre. E deve essere un farsi carico di Lui, di Cristo, della sua parola, della sua verità, del suo amore. Retto deve essere il sacerdote, impavido e disposto ad incassare per il Signore anche oltraggi, come riferiscono gli Atti degli Apostoli: essi erano «lieti di essere stati oltraggiati per amore del nome di Gesù» (5, 41).
Passiamo ora alla seconda parola, che il Canone II riprende dal testo dell’Antico Testamento – «stare davanti a te e a te servire». Il sacerdote deve essere una persona retta, vigilante, una persona che sta dritta. A tutto ciò si aggiunge poi il servire. Nel testo veterotestamentario questa parola ha un significato essenzialmente rituale: ai sacerdoti spettavano tutte le azioni di culto previste dalla Legge. Ma questo agire secondo il rito veniva poi classificato come servizio, come un incarico di servizio, e così si spiega in quale spirito quelle attività dovevano essere svolte. Con l’assunzione della parola «servire» nel Canone, questo significato liturgico del termine viene in un certo modo adottato — conformemente alla novità del culto cristiano. Ciò che il sacerdote fa in quel momento, nella celebrazione dell’Eucaristia, è servire, compiere un servizio aDio e un servizio agli uomini. Il culto che Cristo ha reso al Padre è stato il donarsi sino alla fine per gli uomini. In questo culto, in questo servizio il sacerdote deve inserirsi. Così la parola «servire» comporta molte dimensioni. Certamente ne fa parte innanzitutto la retta celebrazione della Liturgia e dei Sacramenti in genere, compiuta con partecipazione interiore. Dobbiamo imparare a comprendere sempre di più la sacra Liturgia in tutta la sua essenza, sviluppare una viva familiarità con essa, cosicché diventi l’anima della nostra vita quotidiana. È allora che celebriamo inmodo giusto, allora emerge da sé l’ars celebrandi, l’arte del celebrare. In quest’arte non deve esserci niente di artefatto. Deve diventare una cosa sola con l’arte del vivere rettamente. Se la Liturgia è un compito centrale del sacerdote, ciò significa anche che la preghiera deve essere una realtà prioritaria da imparare sempre di nuovo e sempre più profondamente alla scuola di Cristo e dei santi di tutti i tempi. Poiché la Liturgia cristiana, per sua natura, è sempre anche annuncio, dobbiamo essere persone che con la Parola di Dio hanno familiarità, la amano e la vivono: solo allora potremo spiegarla in modo adeguato. «Servire il Signore» — il servizio sacerdotale significa proprio anche imparare a conoscere il Signore nella sua Parola e a farLo conoscere a tutti coloro che Egli ci affida.
Fanno parte del servire, infine, ancora due altri aspetti. Nessuno è così vicino al suo signore come il servo che ha accesso alla dimensione più privata della sua vita. In questo senso «servire» significa vicinanza, richiede familiarità. Questa familiarità comporta anche un pericolo: quello che il sacro da noi continuamente incontrato divenga per noi abitudine. Si spegne così il timor riverenziale. Condizionati da tutte le abitudini, non percepiamo più il fatto grande, nuovo, sorprendente, che Egli stesso sia presente, ci parli, si doni a noi. Contro questa assuefazione alla realtà straordinaria, contro l’indifferenza del cuore dobbiamo lottare senza tregua, riconoscendo sempre di nuovo la nostra insufficienza e la grazia che vi è nel fatto che Egli si consegni così nelle nostre mani. Servire significa vicinanza, ma significa soprattutto anche obbedienza. Il servo sta sotto la parola: «Non sia fatta la mia, ma la tua volontà!» (Lc 22, 42). Con questa parola, Gesù nell’Orto degli ulivi ha risolto la battaglia decisiva contro il peccato, contro la ribellione del cuore caduto. Il peccato di Adamo consisteva, appunto, nel fatto che egli voleva realizzare la sua volontà e non quella di Dio. La tentazione dell’umanità è sempre quella di voler essere totalmente autonoma, di seguire soltanto la propria volontà e di ritenere che solo così noi saremmo liberi; che solo grazie aduna simile libertà senza limiti l’uomo sarebbe completamente uomo, diventerebbe divino. Maproprio così ci poniamo contro la verità. Poiché la verità è che noi dobbiamo condividere la nostra libertà con gli altri e possiamo essere liberi soltanto in comunione con loro. Questa libertà condivisa può essere libertà vera solo se con essa entriamo in ciò che costituisce la misura stessa della libertà, se entriamo nella volontà di Dio. Questa obbedienza fondamentale che fa parte dell’essere uomini, diventa ancora più concreta nel sacerdote: noi non annunciamo noi stessi, ma Lui e la sua Parola, che non potevamo ideare da soli. Non inventiamo la Chiesa così come vorremmo che fosse, ma annunciamo la Parola di Cristo in modo giusto solo nella comunione del suo Corpo. La nostra obbedienza è un credere con la Chiesa, un pensare e parlare con la Chiesa, un servire con essa. Rientra in questo sempre anche ciò che Gesù ha predetto a Pietro: «Sarai portato dove non volevi». Questo farsi guidare dove non vogliamo è una dimensione essenziale del nostro servire, ed è proprio ciò che ci rende liberi. In un tale essere guidati, che può essere contrario alle nostre idee e progetti, sperimentiamo la cosa nuova — la ricchezza dell’amore di Dio.
«Stare davanti a Lui e servirLo»: Gesù Cristo come il vero Sommo Sacerdote del mondo ha conferito a queste parole una profondità prima inimmaginabile. Egli, che come Figlio era edè il Signore, ha voluto diventare quel servo di Dio che la visione del Libro del profeta Isaia aveva previsto. Ha voluto essere il servo di tutti. Ha raffigurato l’insieme del suo sommo sacerdozio nel gesto della lavanda dei piedi. Con il gesto dell’amore sino alla fine Egli lava i nostri piedi sporchi, con l’umiltà del suo servire ci purifica dalla malattia della nostra superbia. Così ci rende capaci di diventare commensali di Dio. Egli è disceso, e la vera ascesa dell’uomo si realizza ora nel nostro scendere con Lui e verso di Lui. La sua elevazione è la Croce. È la discesa più profonda e, come amore spinto sino alla fine, è al contempo il culmine dell’ascesa, la vera «elevazione» dell’uomo. «Stare davanti a Lui e servirLo» — ciò significa ora entrare nella sua chiamata di servo diDio. L’Eucaristiacome presenza della discesa e dell’ascesa di Cristo rimanda così sempre, al di là di se stessa, ai molteplici modi del servizio dell’amore del prossimo. Chiediamo al Signore, in questo giorno, il dono di poter dire in tal senso nuovamente il nostro «sì» alla sua chiamata: «Eccomi. Manda me, Signore» (Is 6, 8). Amen.
ELENCO DEGLI ORDINANDI
1. ALFIERI SIMONE
nato a Roma (Italia), il 26 settembre 1975
2. ANNESI FRANCESCO
nato a Orvieto (Terni - Italia), il 6 luglio 1982
3. BERMEO SANCHEZ JHON HARRY
nato a Elias (Huila - Colombia), il 14 febbraio 1981
4. BIONDI SIMONE
nato a Roma (Italia), il 31 maggio 1979
5. CAMPOS RIOS PATRICIO JORGE
nato a Santiago del Cile (Cile), il 18 marzo 1964
6. CASCIO STEFANO CHARLES
nato a Nizza (Francia), il 18 settembre 1978
7. DELL’ACQUA STEFANO
nato a Legnano (Milano - Italia), il 27 gennaio 1984
8. D’ECCLESIA FABIO
nato a Roma (Italia), il 15 luglio 1968
9. INGENITO GUIDO
nato a Mesagne (Brindisi - Italia), il 6 novembre 1976
10. JULES ERICK
nato a Kenscoff (Haiti), il 26 gennaio 1971
11. KENNEDY KENNEDY FEDERICO
nato adAsunción (Paraguay), il 28 gennaio 1976
12. LEES DAVIDE ANGELO PIETRO
nato a Roma (Italia), l’8 febbraio 1979
13. LOPARDI EMMANUEL
nato a Salerno (Italia), il 12 marzo 1971
14. MADÉ MARCO FLAVIO
nato a Milano (Italia), il 19 ottobre 1966
15. MATARRESE PAOLO
nato a Roma (Italia), il 3 agosto 1970
16. NELLANATTU JOLLY
nato a Illithode (Kerala - India), il 2 febbraio 1975
17. PATRASSI CRISTIANO
nato a Roma (Italia), il 19 aprile 1976
18. PEGORARO SIMONE
nato a Roma (Italia), il 25 aprile 1977
19. PORRELLO FEDERICO
nato a Civitavecchia (Roma - Italia), il 4 marzo 1981
20. PULTRONE ADRIANO
nato a Roma (Italia), il 10 ottobre 1982
21. RAIMONDO MARCO
nato a Salerno (Italia), il 5 dicembre 1974
22. RENGO GIOVANNI
nato a Roma (Italia), il 29 dicembre 1978
23. RESCHINI MARCO
nato a Castellanza (Varese - Italia), il 22 marzo 1983
24. RONDINELLI FRANCESCO
nato a Roma (Italia), il 21 aprile 1978
25. SANTO LUIGI
nato a Rocca Imperiale (Cosenza - Italia), l’11 gennaio 1966
26. TROTTA GABRIELE
nato a Roma (Italia), l’11 febbraio 1972
27. VENDOLA SIMONE
nato a Roma (Italia), il 19 gennaio 1983
28. VITULLI DOMENICO
nato a Foggia (Italia), il 27 febbraio 1965
29. JARJIS ROBERT SAYD
nato a Baghdad (Iraq), il 23 ottobre 1973
Canto di attesa
NON TEMERE
1. Non temere, Maria,
perché hai trovato grazia
presso il tuo Signore,
che si dona a te.
2. Non temere, Abramo,
la tua debolezza:
padre di un nuovo popolo
nella fede sarai R.
3. Non temere, Mosè,
se tu non sai parlare,
perché la voce del Signore
parlerà per te R.
4. Non temere, Giuseppe,
di prendere Maria,
perché in lei Dio compirà
il mistero d’Amore R.
5. Pietro, no, non temere,
se il Signore ha scelto
la tua fede povera,
per convincere il mondo R.
RITI DI INTRODUZIONE
Mentre il Santo Padre, i Concelebranti, gli Ordinandi e i Ministri si avviano all'Altare si eseguono i
Canti d'ingresso
TU SEI PIETRO
Beato te, Simone, figlio di Giona,
perché né la carne né il sangue te l’han rivelato,
ma il Padre mio che sta nei cieli, ed io ti dico:
Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa,
e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa.
Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa.
LO SPIRITO DEL SIGNORE
1. Lo Spirito di sapienza è su di me,
per essere luce e guida sul mio cammino,
mi dona un linguaggio nuovo
per annunziare agli uomini,
la tua Parola di salvezza R.
2. Lo Spirito di fortezza è su di me,
per testimoniare al mondo la tua Parola,
mi dona il suo coraggio
per annunziare al mondo
l'avvento glorioso del tuo regno R.
3. Lo Spirito del timore è su di me,
per rendermi testimone del suo perdono,
purifica il mio cuore
per annunziare agli uomini
le opere grandi del Signore R.
4. Lo Spirito della pace è su di me
e mi ha colmato il cuore della sua gioia,
mi dona un canto nuovo
per annunziare al mondo
il giorno di grazia del Signore R.
5. Lo Spirito dell'amore è su di me,
perché possa dare al mondo la mia vita,
mi dona la sua forza
per consolare i poveri,
per farmi strumento di salvezza R.
Il Santo Padre:
Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.
R. Amen.
... saluta l’assemblea:
La pace sia con voi.
R. E con il tuo spirito.
... introduce la celebrazione e l'atto penitenziale:
Fratelli e sorelle,
la gioia pasquale è oggi più intensa
per l'Ordinazione presbiterale di questi figli carissimi
destinati ad essere pastori per la Chiesa di Roma.
Essi, per il Battesimo,
sono già parte viva del popolo sacerdotale
ma, per l'imposizione delle mani,
saranno consacrati ministri di Cristo,
Maestro, Sacerdote e Pastore.
Con il loro servizio
contribuiranno a edificare il popolo di Dio
che è la Chiesa.
All'inizio di questa celebrazione
imploriamo, insieme con loro,
la misericordia del Padre
e domandiamo il perdono dei nostri peccati.
Dopo una breve pausa di silenzio, il cantore presenta le invocazioni:
Signore, tu che sei il buon Pastore
e offri la vita per le pecore,
abbi pietà di noi.
L’assemblea:
Il cantore:
Cristo, tu che donando lo Spirito
edifichi la tua Chiesa santa,
abbi pietà di noi.
L’assemblea:
Il cantore:
Signore, tu che sei l'eterno Sacerdote
della nuova alleanza,
abbi pietà di noi.
L’assemblea:
Il Santo Padre:
Dio onnipotente abbia misericordia di noi,
perdoni i nostri peccati
e ci conduca alla vita eterna.
R. Amen.
Gloria (De Angelis)
Il Santo Padre intona il Gloria in excelsis: la schola e l’assemblea lo cantano acclamando a Dio e a Cristo Signore
Orazione colletta
Il Santo Padre:
Preghiamo.
Dio onnipotente,
fa’ che viviamo con rinnovato impegno
questi giorni di letizia in onore del Cristo risorto,
per testimoniare nelle opere
il memoriale della Pasqua che celebriamo nella fede.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.
R. Amen.
RITI DI INTRODUZIONE
Prima lettura
Imponevano loro le mani e quelli ricevevano lo Spirito Santo
Dagli Atti degli Apostoli 8, 5-8.14-17
In quei giorni, Filippo, sceso in una città della Samarìa, predicava loro il Cristo. E le folle, unanimi, prestavano attenzione alle parole di Filippo, sentendolo parlare e vedendo i segni che egli compiva. Infatti da molti indemoniati uscivano spiriti impuri, emettendo alte grida, e molti paralitici e storpi furono guariti. E vi fu grande gioia in quella città.
Frattanto gli apostoli, a Gerusalemme, seppero che la Samarìa aveva accolto la parola di Dio e inviarono a loro Pietro e Giovanni. Essi scesero e pregarono per loro perché ricevessero lo Spirito Santo; non era infatti ancora disceso sopra nessuno di loro, ma erano stati soltanto battezzati nel nome del Signore Gesù. Allora imponevano loro le mani e quelli ricevevano lo Spirito Santo.
Frattanto gli apostoli, a Gerusalemme, seppero che la Samarìa aveva accolto la parola di Dio e inviarono a loro Pietro e Giovanni. Essi scesero e pregarono per loro perché ricevessero lo Spirito Santo; non era infatti ancora disceso sopra nessuno di loro, ma erano stati soltanto battezzati nel nome del Signore Gesù. Allora imponevano loro le mani e quelli ricevevano lo Spirito Santo.
Salmo responsoriale
Il salmista: dal Salmo 65
L’assemblea ripete: Acclamate Dio, voi tutti della terra.
1. Acclamate Dio, voi tutti della terra,
cantate la gloria del suo nome,
dategli gloria con la lode.
Dite a Dio: «Terribili sono le tue opere! R.
2. A te si prostri tutta la terra,
a te canti inni, canti al tuo nome».
Venite e vedete le opere di Dio,
terribile nel suo agire sugli uomini R.
3. Egli cambiò il mare in terraferma;
passarono a piedi il fiume:
per questo in lui esultiamo di gioia.
Con la sua forza domina in eterno R.
4. Venite, ascoltate, voi tutti che temete Dio,
e narrerò quanto per me ha fatto.
Sia benedetto Dio,
che non ha respinto la mia preghiera,
non mi ha negato la sua misericordia R.
Seconda lettura
Messo a morte nel corpo, ma reso vivo nello spirito
Dalla prima lettera di san Pietro apostolo. 3, 15-18
Carissimi, adorate il Signore, Cristo, nei vostri cuori, pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi.
Tuttavia questo sia fatto con dolcezza e rispetto, con una retta coscienza, perché, nel momento stesso in cui si parla male di voi, rimangano svergognati quelli che malignano sulla vostra buona condotta in Cristo.
Se questa infatti è la volontà di Dio, èmeglio soffrire operando il bene che facendo il male, perché anche Cristo è morto una volta per sempre per i peccati, giusto per gli ingiusti, per ricondurvi a Dio; messo a morte nel corpo, ma reso vivo nello spirito.
Tuttavia questo sia fatto con dolcezza e rispetto, con una retta coscienza, perché, nel momento stesso in cui si parla male di voi, rimangano svergognati quelli che malignano sulla vostra buona condotta in Cristo.
Se questa infatti è la volontà di Dio, èmeglio soffrire operando il bene che facendo il male, perché anche Cristo è morto una volta per sempre per i peccati, giusto per gli ingiusti, per ricondurvi a Dio; messo a morte nel corpo, ma reso vivo nello spirito.
Acclamazione al Vangelo
Mentre il Libro dei Vangeli viene portato solennemente all’ambone, l’assemblea acclama il Cristo presente nella sua Parola.
La schola:
L’assemblea ripete: Alleluia.
La schola: Gv 14, 23
Se uno mi ama, osserverà la mia parola, dice il Signore, e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui.
L’assemblea: Alleluia.
Vangelo
Pregherò il Padre e vi darà un altro Paràclito
In quel tempo. Gesù disse ai suoi discepoli: «Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre, lo Spirito della verità, che il mondo non può ricevere perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete perché egli rimane presso di voi e sarà in voi.
Non vi lascerò orfani: verrò da voi. Ancora un poco e il mondo non mi vedrà più; voi invece mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete.
In quel giorno voi saprete che io sono nel Padre mio e voi in me e io in voi.
Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama. Chi ama me sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui».
Non vi lascerò orfani: verrò da voi. Ancora un poco e il mondo non mi vedrà più; voi invece mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete.
In quel giorno voi saprete che io sono nel Padre mio e voi in me e io in voi.
Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama. Chi ama me sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui».
LITURGIA DELL’ORDINAZIONE
Presentazione dei candidati al Santo Padre e allocuzione
Il Diacono:
Si presentino coloro che devono essere ordinati presbiteri.
Gli ordinandi vengono chiamati per nome e chi è chiamato risponde:
Eccomi.
Il Cardinale Vicario domanda quindi al Santo Padre di ordinare per il ministero presbiterale coloro che ne sono stati riconosciuti idonei:
Beatissimo Padre,
la santa Madre Chiesa
chiede che questi nostri fratelli siano ordinati presbiteri.
Il Santo Padre:
Sei certo che ne siano degni?
Il Cardinale Vicario:
Dalle informazioni raccolte presso il popolo cristiano
e secondo il giudizio di coloro
che ne hanno curato la formazione,
posso attestare che ne sono degni.
Il Santo Padre:
Con l'aiuto di Dio
e di Gesù Cristo nostro Salvatore,
noi scegliamo questi nostri fratelli
per l'ordine del presbiterato.
L’assemblea:
Il Santo Padre parla agli eletti e all’assemblea sul ministero del Presbitero.
Impegni degli eletti
Gli eletti si recano davanti al Santo Padre, che li interroga con queste parole:
Figli carissimi,
prima di ricevere l'ordine del presbiterato,
dovete manifestare davanti al popolo di Dio
la volontà di assumerne gli impegni.
Volete esercitare per tutta la vita
il ministero sacerdotale nel grado di presbiteri,
come fedeli cooperatori dell'ordine dei vescovi
nel servizio del popolo di Dio,
sotto la guida dello Spirito Santo?
Gli eletti:
Sì, lo voglio.
Il Santo Padre:
Volete adempiere degnamente e sapientemente
il ministero della parola nella predicazione del Vangelo
e nell'insegnamento della fede cattolica?
Gli eletti:
Sì, lo voglio.
Il Santo Padre:
Volete celebrare con devozione e fedeltà
i misteri di Cristo
secondo la tradizione della Chiesa,
specialmente nel sacrificio eucaristico
e nel sacramento della riconciliazione,
a lode di Dio e per la santificazione del popolo cristiano?
Gli eletti:
Sì, lo voglio.
Il Santo Padre:
Volete insieme con noi
implorare la divina misericordia
per il popolo a voi affidato,
dedicandovi assiduamente alla preghiera,
come ha comandato il Signore?
Gli eletti:
Sì, lo voglio.
Il Santo Padre:
Volete essere sempre più strettamente uniti
a Cristo sommo sacerdote,
che come vittima pura si è offerto al Padre per noi,
consacrando voi stessi a Dio insieme con lui
per la salvezza di tutti gli uomini?
Gli eletti:
Sì, con l'aiuto di Dio, lo voglio.
Ciascuno degli eletti si avvicina al Santo Padre, si inginocchia davanti a Lui e pone le proprie mani congiunte in quelle del Santo Padre.
Il Santo Padre:
Prometti a me e ai miei successori
filiale rispetto e obbedienza?
L'eletto:
Sì, lo prometto.
Il Santo Padre:
Dio che ha iniziato in te la sua opera,
la porti a compimento.
L’assemblea si alza in piedi.
Litanie dei Santi
Il Santo Padre:
Preghiamo, fratelli carissimi,
Dio Padre onnipotente,
perché colmi dei suoi doni questi figli
che ha voluto chiamare all'ordine del presbiterato.
Gli eletti si prostrano.
Litaniae Sanctorum | Coro Repite |
---|---|
Sancte Ioannes Baptista, | R. ora pro nobis. |
Sancte Ioseph, | R. ora pro nobis. |
Sancti Petre et Paule, | R. orate pro nobis. |
Sancte Andrea, | R. ora pro nobis. |
Sancte Ioannes, | R. ora pro nobis. |
Sancta Maria Magdalena, | R. ora pro nobis. |
Sancte Stephane, | R. ora pro nobis. |
Sancte Ignati Antiochene, | R. ora pro nobis. |
Sancte Laurenti, | R. ora pro nobis. |
Sancta Perpetua et Felicitas, | R. orate pro nobis. |
Sanctae Agnes, | R. ora pro nobis. |
Sancte Gregori, | R. ora pro nobis. |
Sancte Augustine, | R. ora pro nobis. |
Sanctae Athanasi, | R. ora pro nobis. |
Sancte Basili, | R. ora pro nobis. |
Sancte Martine, | R. ora pro nobis. |
Sancti Cyrille et Methodi, | R. orate pro nobis. |
Sancte Benedicte, | R. ora pro nobis. |
Sancti Francisce et Dominice, | R. orate pro nobis. |
Sancte Francisce Xavie, | R. ora pro nobis. |
Sancte Ioannes Maria Vianney, | R. ora pro nobis. |
Sancta Catharina Senensis, | R. ora pro nobis. |
Sancta Teresia a Iesu, | R. ora pro nobis. |
Omnes sancti et sanctæ Dei, | R. orate pro nobis. |
Ab omni malo, | R. libera nos, Domine. |
Ab omni peccato, | R. libera nos, Domine. |
A morte perpetua, | R. libera nos, Domine. |
Per incarnationem tuam, | R. libera nos, Domine. |
Per mortem et resurrectionem tuam, | R. libera nos, Domine. |
Per effusionem Spiritus Sancti, | R. libera nos, Domine. |
Ut Ecclesiam tuam sanctam regere et conservare digneris, | R. te rogamus, audi nos. |
Ut Domnum apostolicum et omnes ecclesiasticos ordines in sancta religione conservare digneris, | R. te rogamus, audi nos. |
Ut hos electos benedicere digneris, | R. te rogamus, audi nos. |
Ut hos electos benedicere et sanctificare digneris, | R. te rogamus, audi nos |
Ut hos electos benedicere et sanctificare et consecrare digneris, | R. te rogamus, audi nos |
Ut operarios in messem tuam mittere digneris, | R. te rogamus, audi nos |
Ut cunctis populis pacem et veram concordiam donare digneris, | R. te rogamus, audi nos |
Ut omnibus in tribulatione versantibus misericordiam tuam largiri digneris, | R. te rogamus, audi nos |
Ut nosmetipsos in tuo sancto servitio confortare et conservare digneris, | R. te rogamus, audi nos |
Iesu, Fili Dei vivi, | R. te rogamus, audi nos. |
Il Santo Padre:
Ascolta, o Padre, la nostra preghiera:
effondi la benedizione dello Spirito Santo
e la potenza della grazia sacerdotale su questi tuoi figli;
noi li presentiamo a te, Dio di misericordia,
perché siano consacrati
e ricevano l'inesauribile ricchezza del tuo dono.
Per Cristo nostro Signore.
R. Amen.
Imposizione delle mani e Preghiera di Ordinazione
Gli eletti si avvicinano al Santo Padre e si inginocchiano davanti a Lui, che impone le mani sul capo di ciascuno. Lo stesso fanno dopo di Lui alcuni presbiteri.
Il Santo Padre dice quindi la Preghiera di Ordinazione:
Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno,
artefice della dignità umana,
dispensatore di ogni grazia,
che fai vivere e sostieni tutte le creature,
e le guidi in una continua crescita:
assistici con il tuo aiuto.
Per formare il popolo sacerdotale
tu hai disposto in esso in diversi ordini,
con la potenza dello Spirito Santo,
i ministri del Cristo tuo Figlio.
Nell'antica alleanza
presero forma e figura
i vari uffici istituiti per il servizio liturgico.
A Mosè e ad Aronne,
da te prescelti per reggere e santificare il tuo popolo,
associasti collaboratori
che li seguivano nel grado e nella dignità.
Nel cammino dell'esodo
comunicasti a settanta uomini saggi e prudenti
lo spirito di Mosè tuo servo,
perché egli potesse guidare più agevolmente
con il loro aiuto il tuo popolo.
Tu rendesti partecipi i figli di Aronne
della pienezza del loro padre,
perché non mancasse mai nella tua tenda
il servizio sacerdotale previsto dalla legge
per l'offerta dei sacrifici,
che erano ombra delle realtà future.
Nella pienezza dei tempi, Padre santo,
hai mandato nel mondo il tuo Figlio, Gesù,
apostolo e pontefice della fede che noi professiamo.
Per opera dello Spirito Santo
egli si offrì a te, vittima senza macchia,
e rese partecipi della sua missione
i suoi Apostoli consacrandoli nella verità.
Tu aggregasti adessi dei collaboratori nel ministero
per annunziare e attuare l'opera della salvezza.
Ora, o Signore,
vieni in aiuto alla nostra debolezza
e donaci questi collaboratori
di cui abbiamo bisogno
per l'esercizio del sacerdozio apostolico.
Dona, Padre onnipotente,
a questi tuoi figli
la dignità del presbiterato.
Rinnova in loro l'effusione
del tuo Spirito di santità;
adempiano fedelmente, o Signore,
il ministero del secondo grado sacerdotale
da te ricevuto
e con il loro esempio guidino tutti
a un'integra condotta di vita.
Siano degni cooperatori dell'ordine episcopale,
perché la parola del Vangelo
mediante la loro predicazione,
con la grazia dello Spirito Santo,
fruttifichi nel cuore degli uomini,
e raggiunga i confini della terra.
Siano insieme con noi
fedeli dispensatori dei tuoi misteri,
perché il tuo popolo sia rinnovato
con il lavacro di rigenerazione
e nutrito alla mensa del tuo altare;
siano riconciliati i peccatori
e i malati ricevano sollievo.
Siano uniti a noi, o Signore,
nell'implorare la tua misericordia
per il popolo a loro affidato
e per il mondo intero.
Così la moltitudine delle genti,
riunita in Cristo,
diventi il tuo unico popolo,
che avrà il compimento nel tuo regno.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.
L’assemblea:
Vestizione degli abiti sacerdotali, unzione crismale
e consegna del pane e del vino
I neo-ordinati, aiutati da alcuni presbiteri, rivestono la stola al modo sacerdotale e la casula.
Quindi vengono unte con il sacro crisma le palme delle mani di ciascun ordinato, dicendo:
Il Signore Gesù Cristo,
che il Padre ha consacrato in Spirito Santo e potenza,
ti custodisca
per la santificazione del suo popolo
e per l'offerta del sacrificio.
Ai nuovi ordinati vengono consegnati il pane sulla patena e il calice con il vino, preparati per la celebrazione della Messa, dicendo:
Ricevi le offerte del popolo santo
per il sacrificio eucaristico.
Renditi conto di ciò che farai,
imita ciò che celebrerai,
conforma la tua vita
al mistero della croce di Cristo Signore.
Abbraccio di pace
I novelli Presbiteri si recano dal Santo Padre e da Lui ricevono l'abbraccio e il bacio di pace:
La pace sia con te.
R. E con il tuo spirito.
Quindi scambiano un abbraccio con alcuni presbiteri.
Nel frattempo si canta:
ECCO QUANT’È BELLO
1. È come olio profumato sul capo
che discende sulla barba di Aronne.
È come olio che discende sull'orlo
della sua veste R.
2. Come rugiada che dall'Ermon discende,
che discende sui monti di Sion,
là il Signore dà la benedizione
e la vita per sempre R.
Credo
La schola e l’assemblea cantano il Credo, affermando la propria fede.
Il cantore:
L’assemblea ripete: Credo, credo, Signore; credo, credo, Signore.
La schola:
Io credo in Dio, Padre onnipotente,
creatore del cielo e della terra.
L’assemblea:
La schola:
Credo in Gesù Cristo, suo unico Figlio, nostro Signore,
il quale fu concepito di Spirito Santo,
nacque da Maria Vergine,
patì sotto Ponzio Pilato,
fu crocifisso, morì e fu sepolto;
discese agli inferi.
L’assemblea:
La schola:
Il terzo giorno risuscitò da morte;
salì al cielo,
siede alla destra di Dio Padre onnipotente;
di là verrà a giudicare i vivi e i morti.
L’assemblea:
La schola:
Credo nello Spirito Santo,
la santa Chiesa cattolica,
la comunione dei santi,
la remissione dei peccati,
la risurrezione della carne,
la vita eterna.
L’assemblea:
LITURGIA EUCARISTICA
Mentre vengono portate al Santo Padre le offerte per il sacrificio, si eseguono i
Canti di offertorio
UBI CARITAS
La schola:
Dove è la vera carità, là Dio è presente.
L’assemblea ripete: Ubi caritas est vera, Deus ibi est.
1. Congregavit nos in unum Christi amor. Exsultemus et in ipso iucundemur. Timeamus et amemus Deum vivum. Et ex corde diligamus nos sincero R.
2. Simul ergo cum in unum congregamur, ne nos mente dividamur, caveamus. Cessent iurgia maligna, cessent lites. Et in medio nostri sit Christus Deus R.
3. Simul quoque cum beatis videamus, glorianter vultum tuum, Christe Deus. Gaudium, quodest immensum atque probum, sæcula per infinita sæculorum. R.
2. Simul ergo cum in unum congregamur, ne nos mente dividamur, caveamus. Cessent iurgia maligna, cessent lites. Et in medio nostri sit Christus Deus R.
3. Simul quoque cum beatis videamus, glorianter vultum tuum, Christe Deus. Gaudium, quodest immensum atque probum, sæcula per infinita sæculorum. R.
1. Ci ha riuniti tutti insieme Cristo amore. Rallegriamoci, esultiamo nel Signore! Temiamo e amiamo il Dio vivente, e amiamoci tra noi con cuore sincero.
2. Noi formiamo, qui riuniti, un solo corpo: evitiamo di dividerci tra noi, via le lotte maligne, via le liti e regni in mezzo a noi Cristo Dio.
3. Fa’ che un giorno contempliamo il tuo volto nella gloria dei beati, Cristo Dio. E sarà gioia immensa, gioia vera: durerà per tutti i secoli senza fine.
2. Noi formiamo, qui riuniti, un solo corpo: evitiamo di dividerci tra noi, via le lotte maligne, via le liti e regni in mezzo a noi Cristo Dio.
3. Fa’ che un giorno contempliamo il tuo volto nella gloria dei beati, Cristo Dio. E sarà gioia immensa, gioia vera: durerà per tutti i secoli senza fine.
QUESTO È IL MIO COMANDAMENTO
1. Nessuno ha un amore più grande
di chi dà la vita per gli amici,
voi siete miei amici
se farete ciò che vi dirò R.
2. Il servo non sa ancora amare
ma io v’ho chiamato miei amici,
rimanete nel mio amore
edamate il Padre come me R.
3. Io pregherò il Padre per voi
e darà a voi il Consolatore
che rimanga sempre in voi
e vi guidi nella carità R.
Il Santo Padre:
Pregate, fratelli e sorelle,
perché questa nostra famiglia
radunata nel nome di Cristo,
possa offrire il sacrificio
gradito a Dio, Padre onnipotente.
R. Il Signore riceva dalle tue mani questo sacrificio
a lode e gloria del suo nome,
per il bene nostro e di tutta la sua santa Chiesa.
Orazione sulle offerte
Il Santo Padre:
Accogli Signore, l’offerta del nostro sacrificio,
perché, rinnovati nello spirito,
possiamo rispondere sempre meglio all’opera della tua redenzione.
Per Cristo nostro Signore.
R. Amen.
PREGHIERA EUCARISTICA II
Il Santo Padre invita l’assemblea a innalzare il cuore verso il Signore nell'orazione e nell'azione di grazie e l’associa a sé nella solenne preghiera che, a nome di tutti, rivolge al Padre per mezzo di Gesù Cristo nello Spirito Santo.
Prefazio
Cristo sacerdote e vittima
Il Santo Padre:
Il Signore sia con voi.
R. E con il tuo spirito.
V. In alto i nostri cuori.
R. Sono rivolti al Signore.
V. Rendiamo grazie al Signore nostro Dio.
R. È cosa buona e giusta.
È veramente cosa buona e giusta,
nostro dovere e fonte di salvezza,
proclamare sempre la tua gloria, o Signore,
e soprattutto esaltarti in questo tempo
nel quale Cristo, nostra Pasqua, si è immolato.
Offrendo il suo corpo sulla croce,
diede compimento ai sacrifici antichi,
e donandosi per la nostra redenzione
divenne altare, vittima e sacerdote.
Per questo mistero,
nella pienezza della gioia pasquale,
l'umanità esulta su tutta la terra,
e con l’assemblea degli angeli e dei santi
canta in coro l'inno della tua gloria:
Sanctus (De Angelis)
La schola: L’assemblea:
La schola:
Lode a Dio da parte delle creature e del popolo ecclesiale
Il Santo Padre:
Padre veramente santo,
fonte di ogni santità,
Il Santo Padre e i Concelebranti:
Invocazione dello Spirito Santo
santifica questi doni
con l’effusione del tuo Spirito,
perché diventino per noi
il corpo e † il sangue di Gesù Cristo
nostro Signore.
Racconto dell’istituzione
Egli,
offrendosi liberamente alla sua passione,
prese il pane e rese grazie,
lo spezzò, lo diede ai suoi discepoli, e disse:
Prendete, e mangiatene tutti:
questo è il mio Corpo
offerto in sacrificio per voi.
Il Santo Padre presenta al popolo l’ostia consacrata e genuflette in adorazione.
Dopo la cena, allo stesso modo,
prese il calice e rese grazie,
lo diede ai suoi discepoli, e disse:
Prendete, e bevetene tutti:
questo è il calice del mio Sangue
per la nuova edeterna alleanza,
versato per voi e per tutti
in remissione dei peccati.
Fate questo in memoria di me.
Il Santo Padre presenta al popolo il calice e genuflette in adorazione
Il Santo Padre:
Mistero della fede.
L’assemblea:
Memoriale e offerta
Il Santo Padre e i Concelebranti:
Celebrando il memoriale
della morte e risurrezione del tuo Figlio,
ti offriamo, Padre,
il pane della vita e il calice della salvezza,
e ti rendiamo grazie per averci ammessi alla tua presenza
a compiere il servizio sacerdotale.
Invocazione perché lo Spirito operi la nostra unità
Ti preghiamo umilmente:
per la comunione al corpo e al sangue di Cristo
lo Spirito Santo ci riunisca in un solo corpo.
Preghiera di intercessione per la Chiesa universale e i suoi pastori...
Uno dei Concelebranti:
Ricordati, Padre, della tua Chiesa
diffusa su tutta la terra
e qui convocata
nel giorno in cui il Cristo
ha vinto la morte
e ci ha resi partecipi della sua vita immortale:
rendila perfetta nell’amore
in unione con il nostro Papa Benedetto
e tutto l’ordine sacerdotale.
Ricordati anche dei nostri fratelli
oggi ordinati presbiteri della tua Chiesa:
fa’ che siano fedeli dispensatori dei santi misteri
per l’edificazione del tuo regno.
per i defunti ...
Un altro dei Concelebranti:
Ricordati dei nostri fratelli,
che si sono addormentati
nella speranza della risurrezione,
e di tutti i defunti che si affidano alla tua clemenza:
ammettili a godere la luce del tuo volto.
e per la nostra felicità eterna
Di noi tutti abbi misericordia:
donaci di aver parte alla vita eterna,
insieme con la beata Maria,
Vergine e Madre di Dio,
con gli apostoli e tutti i santi,
che in ogni tempo ti furono graditi:
e in Gesù Cristo tuo Figlio
canteremo la tua gloria.
Lode alla Trinità
Il Santo Padre e i Concelebranti:
Per Cristo, con Cristo e in Cristo,
a te, Dio Padre onnipotente,
nell’unità dello Spirito Santo,
ogni onore e gloria
per tutti i secoli dei secoli.
L’assemblea:
RITI DI COMUNIONE
Preghiera del Signore
Il Santo Padre:
L’assemblea:
Il Santo Padre:
Liberaci, o Signore, da tutti i mali,
concedi la pace ai nostri giorni,
e con l'aiuto della tua misericordia
vivremo sempre liberi dal peccato
e sicuri da ogni turbamento,
nell'attesa che si compia la beata speranza
e venga il nostro salvatore Gesù Cristo.
L’assemblea:
Rito della pace
Il Santo Padre:
Signore Gesù Cristo,
che hai detto ai tuoi apostoli:
«Vi lascio la pace, vi do la mia pace»,
non guardare ai nostri peccati,
ma alla fede della tua Chiesa,
e donale unità e pace
secondo la tua volontà.
Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli.
R. Amen.
Il Santo Padre:
La pace del Signore sia sempre con voi.
R. E con il tuo spirito.
Il Diacono:
Nello Spirito del Cristo risorto
datevi un segno di pace.
I presenti manifestano il loro desiderio di pace con un gesto che li unisce ai fratelli
Mentre il Santo Padre spezza il pane eucaristico, si canta:
Agnus Dei (De Angelis)
La schola: L’assemblea:
L’assemblea:
Il Santo Padre:
Beati gli invitati alla Cena del Signore.
Ecco l'Agnello di Dio,
che toglie i peccati del mondo.
L’assemblea:
O Signore, non sono degno
di partecipare alla tua mensa:
ma di' soltanto una parola
e io sarò salvato.
Il Santo Padre e i Concelebranti si comunicano al Corpo e al Sangue di Cristo
Anche i fedeli ricevono la comunione
Canti di comunione
PANE DI VITA NUOVA
La schola:
1. Pane di vita nuova,
vero cibo dato agli uomini,
nutrimento che sostiene il mondo,
dono splendido di grazia.
2. Tu sei sublime frutto
di quell’albero di vita
che Adamo non poté toccare:
ora è in Cristo a noi donato.
L’assemblea:
3. Sei l’Agnello immolato
nel cui sangue è la salvezza,
memoriale della vera Pasqua
della nuova Alleanza.
4. Manna che nel deserto
nutri il popolo in cammino,
sei sostegno e forza nella prova
per la Chiesa in mezzo al mondo R.
5. Vino che ci dà gioia,
che riscalda il nostro cuore,
sei per noi il prezioso frutto
della vigna del Signore.
6. Dalla vite ai tralci
scorre la vitale linfa
che ci dona la vita divina,
scorre il sangue dell’amore R.
7. Al banchetto ci inviti
che per noi hai preparato,
doni all’uomo la tua Sapienza,
doni il Verbo della vita.
8. Segno d’amore eterno,
pegno di sublimi nozze,
comunione nell’unico corpo
che in Cristo noi formiamo R.
9. Nel tuo sangue è la vita
edil fuoco dello Spirito,
la sua fiamma incendia il nostro cuore
e purifica il mondo.
10. Nel prodigio dei pani
tu sfamasti ogni uomo,
nel tuo amore il povero è nutrito
e riceve la tua vita R.
11. Sacerdote eterno,
tu sei vittima edaltare,
offri al Padre tutto l’universo,
sacrificio dell’amore.
12. Il tuo corpo è tempio
della lode della Chiesa,
dal costato tu l’hai generata,
nel tuo sangue l’hai redenta R.
13. Vero corpo di Cristo
tratto da Maria Vergine,
dal tuo fianco doni a noi la grazia
per mandarci tra le genti.
14. Dai confini del mondo,
da ogni tempo e ogni luogo
il creato a te renda grazie,
per l’eternità ti adori R.
15. A te, Padre, la lode,
che donasti il Redentore,
e al Santo Spirito di vita
sia per sempre onore e gloria.
Amen.
ANIMA CHRISTI
1. Anima di Cristo, santificami. Corpo di Cristo, salvami.
Sangue di Cristo, inebriami. Acqua del costato di Cristo, lavami.
2. Passio Christi, conforta me. O bone Iesu, exaudi me. Intra vulnera tua absconde me R.
3. Ne permittas a teme separari. Ab hoste maligno defende me. In hora mortis meæ voca me R.
4. Et iube me venire adte, ut cum sanctis tuis laudem te per infinita sæcula sæculorum. Amen R.
3. Ne permittas a teme separari. Ab hoste maligno defende me. In hora mortis meæ voca me R.
4. Et iube me venire adte, ut cum sanctis tuis laudem te per infinita sæcula sæculorum. Amen R.
2. Passione di Cristo, confortami. O buon Gesù, ascoltami. Nascondimi entro le tue piaghe.
3. Non permettere che io mi separi da te. Difendimi dal nemico maligno. Nell’ora della mia morte chiamami.
4. E fa’ che io venga a te per lodarti con i tuoi santi nei secoli dei secoli. Amen.
3. Non permettere che io mi separi da te. Difendimi dal nemico maligno. Nell’ora della mia morte chiamami.
4. E fa’ che io venga a te per lodarti con i tuoi santi nei secoli dei secoli. Amen.
GUSTATE E VEDETE
Salmo 33
1. Benedirò il Signore in ogni tempo,
sulla mia bocca la sua lode.
Io mi glorio nel Signore,
ascoltino gli umili e si rallegrino R.
2. Celebrate con me il Signore,
esaltiamo insieme il suo nome.
Ho cercato il Signore
e m’ha risposto, m’ha liberato R.
3. Guardate a lui e sarete raggianti,
non saranno confusi i vostri volti.
Il Signore ascolta il povero
egli lo libera da ogni angoscia R.
Orazione dopo la comunione
Il Santo Padre:
Preghiamo.
Dio grande e misericordioso,
che nel Signore risorto
riporti l’umanità alla speranza eterna,
accresci in noi l’efficacia del mistero pasquale
con la forza di questo sacramento di salvezza.
Per Cristo nostro Signore.
R. Amen.
RITI DI CONCLUSIONE
Benedizione
Il Santo Padre:
Il Signore sia con voi.
R. E con il tuo spirito.
Dio, che veglia sempre sulla Chiesa
istituita dal suo Figlio,
vi guidi e vi protegga con la grazia dello Spirito,
perché possiate adempiere generosamente
la vostra missione di presbiteri.
R. Amen.
Egli vi renda nel mondo
servi e testimoni della sua verità e del suo amore
e fedeli ministri della riconciliazione.
R. Amen.
Faccia di voi dei veri pastori
che distribuiscono il pane e la parola di vita ai credenti,
perché crescano sempre più
nell’unità del corpo di Cristo.
R. Amen.
E su voi tutti qui presenti,
scenda la benedizione di Dio onnipotente,
Padre e Figlio † e Spirito Santo.
R. Amen.
Il Diacono:
La Messa è finita: andate in pace.
R. Rendiamo grazie a Dio.
Antifona mariana
REGINA CÆLI
Regina dei cieli, rallegrati, alleluia:
Cristo, che hai portato nel grembo, alleluia,
è risorto, come aveva promesso, alleluia.
Prega il Signore per noi, alleluia.
Canto finale
SALDO È IL MIO CUORE
Il solista:
La schola e l’assemblea:
2. A te la mia lode tra le genti,
perché fino ai cieli è il tuo amore.
Sorgi edinnalzati, o Dio,
splenda sul mondo la tua gloria.
Il solista:
3. Con te noi faremo cose grandi,
con te noi convertiremo il mondo.
Tu sei nostra luce e conforto,
forza, rifugio, o Signore.
La schola e l’assemblea:
4. Per te noi andremo per il mondo,
inni canteremo alla tua gloria.
Donaci la grazia, Signore,
annunceremo il tuo amore.